Ferragosto con La donna di picche (e chi se l’aspettava?)

La donna di picche è un mio giallo uscito due anni fa. Credo che sia un buon giallo, perché non è solo un giallo, ma che ha un doppio finale da libro giallo (penso il miglior finale di tutti i miei gialli: ho passato notti insonni per scrivere l’ultima pagina…).
Sta di fatto che il libro ha venduto poco.
Inutile, su questo punto, perdersi in piagnistei che non portano da nessuna parte.
Ha venduto poco. Punto.
E la vita, intanto, è continuata: a febbraio è uscito (con buoni riscontri di vendite) “Forse non morirò di giovedì” e a dicembre, stessa casa editrice (Golem), uscirà “La suora”.
Torno a La donna di picche.
A ferragosto, che per me è uno dei giorni più odiosi dell’anno perché non sopporto le calche e le feste imposte dal calendario, una bella sorpresa.
Copio incollo quel che ho scritto sulla mia pagina facebook.

Dal 4 luglio e fino ai primi di settembre, nelle pagine dei Giorni d’estate di La Stampa (edizioni locali di Valle d’Aosta e Piemonte, tranne il torinese), Marina Maffei propone visite ad alcune città piemontesi, lasciandosi guidare da un romanzo.Oggi è toccato a Vercelli, e la “guida turistica” è il giallo La donna di picche.

Alcuni brevi estratti.

Micaela Ero spaccata in due: ero arrabbiata, ero estasiata da quel ‘non voglio perderti’. Volevo baciarti, volevo chiederti ancora di Lucilla, volevo scappare, volevo baciarti, fare l’amore con te, prenderti a pugni, piangere.

Saletta Saletta, un luogo di culto forse sorto su un tempio pagano e dedicato a San Sebastiano; abbandonato da decenni, il tempio e il cimitero annesso erano stati al centro di episodi di cronaca legati a presunte sette sataniche, «si trattava perlopiù di ragazzi e ragazze che non sapevano come ammazzare il tempo» ha dichiarato un rappresentante delle forze dell’ordine. Ma le storie del tempio di Saletta arrivavano anche dal passato: antiche credenze contadine tramandate oralmente parlavano di fantasmi, suicidi per amore, apparizioni, ritrovamenti di ossa.

Il commissario Dallavita «Quando ripenso alla casa in cui ho vissuto con Carmen e Giacomo ripenso al quadro della donna in bicicletta, avrei dovuto portarlo via, come ho fatto con il sacchetto delle conchiglie rotte… C’è una donna in bicicletta, sola. Piove, è buio. Dietro di lei s’intravede una coppia, sono sottobraccio, sono protetti da un ombrello, sono felici, s’intuisce. La donna in bicicletta guarda lontano, chissà dove andrà. È stupenda nella sua solitudine.»

La donna di picche Ripensa a noi. Io sono seduta su di te, tu che sei dentro di me, e i nostri movimenti sono lenti lenti, ci fermiamo, riprendiamo, e intanto tu mi stringi e mi fai male, ma io voglio così, stringimi ancora più forte, e tu mi capisci senza bisogno di parole, perché le tue mani sui miei fianchi sembrano morsi, perché ti piace sentire le mie unghie che affondano nelle tue spalle; e intanto la mia lingua è premuta sui tuoi denti, e abbiamo un unico respiro, un’unica saliva, e mentre facciamo l’amore con i nostri sessi e con le nostre bocche io penso, e lo penso anche adesso, e lo penso prima di addormentarmi, che quando morirò mi porterò dietro il ricordo dei nostri corpi, della nostra saliva, del nostro fiato, di te e di me che esplodiamo con lentezza, come un solo vulcano: e sarà l’ultima immagine.

Ispettore Tavoletti«… Arma dei carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza… siamo tutti uguali: al servizio del cittadino che… conta tanto, ecco cosa siamo.»

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