Il Sentiero dei papaveri: recensione su Il Fatto quotidiano

Lunedì 18 marzo, recensione de Il sentiero dei papaveri su Il Fatto

“Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito e forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga”. Con queste parole di Albert Camus, pronunciate quando nel 1957 gli conferirono il premio Nobel, Remo Bassini riassume Il sentiero dei papaveri (Golem), Il suo nuovo romanzo. A differenza di molti narratori contemporanei che non vanno al di là del loro ombelico, Bassini, classe 1956, toscano di Cortona che vive e lavora a Vercelli, è uno che sa narrare molto bene le storie belle e dolenti di personaggi spesso perdenti, ma che si ostinano nel cercare di impedire, appunto, che il mondo si distrugga.
Tutto o quasi accade nel bar di un certo Capitano, in una città che può essere o non può essere Vercelli, dove si danno appuntamento donne e uomini che si raccontano le loro storie. E un’umanità di umiliati e offesi, accomunata però dalla consapevolezza che, in questa nostra sciagurata epoca, fatta di “social” e di infinite solitudini consumate al computer, “dobbiamo tornare ad ascoltarci e ascoltare le nostre storie, dobbiamo ribellarci alle macchine, le nostre menti vengono prima. Dobbiamo costruire nuove città”.
Così si snodano le vicende del Capitano, dello Scrittore, della Libraia, di Rosa, del Professore, del Piccolo Prete. Vicende di provincia, questo “bastardo posto”: una provincia che lo scrittore di Cortona sa rendere sempre con efficacia, e che indaga nelle sue poche virtù e nei tanti vizi. Le avventure dei personaggi di Il sentiero dei papaveri sono sbocciate ascoltando una sera, paradossalmente su Internet, il medico e psicanalista Emilio Mordini che parlava dell’era digitale. Diceva: “Sono le 10 di sera e stiamo dialogando davanti al computer. È una follia comoda. Pensate: dopo un viaggio, potremmo essere attorno a un tavolo davanti a una bottiglia di vino… Stiamo perdendo il ritmo della vita, e la vita è un po’ come la musica, che è fatta da suono, pausa e suono. Noi stiamo distruggendo la pausa, non c’è più un tempo delle cose e se non c’è un tempo delle cose siamo tutti morti”. Poi, rammenta Bassini, disse anche che “tutto questo sistema è costruito per portare a un continuo consumo. Ci stanno rubando il tempo, cosa fare?
Giornalista e scrittore di razza, già direttore del giornale storico di Vercelli La Sesia con cui si batté contro corruzioni e malefatte, Bassini ha pubblicato numerosi romanzi, spaziando da alcuni “gialli” non banali (La notte del santo, La donna di picche) a narrazioni di forte impegno civile come Forse non morirò di giovedì, tra i vincitori al Premio letterario internazionale città di Cattolica. Questo libro e un netto atto d’accusa contro il giornalismo comprato e venduto, i mercanti che strozzano la libertà di stampa per interessi politici ed economici, i direttori che uccidono o stravolgono le notizie per assecondare gli inserzionisti della pubblicità. Il sentiero dei papaveri conferma la bravura di Bassini e in particolare attesta la sua capacità di essere meravigliosamente inattuale in questa vergognosa attualità.
Massimo Novelli
Il Fatto quotidiano, lunedì 18 marzo 2024.

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