L’incipit di Vicolo del precipizio su Torno giovedì.
Giorno: 10 novembre 2011
cose stupide
Dirigere un giornale locale significa anche questo.
Sei anni fa (non sto a spiegare perché ricordo il quando: è irrilevante, ma ricordo) sono in redazione, da solo (è sabato, e La Sesia la domenica non esce).
Ho tanto lavoro arretrato da fare: controllare le vendite, edicola per edicola, località per località; controllare i compensi ai collaboratori; studiare alcune soluzioni grafiche; rispondere a un bel po’ di mail.
Qualcuno suona, benché sia tutto chiuso.
Vado ad aprire. Una ragazzaa, avrà poco più di vent’anni, mi fa: Lei lavora qui?
Sì, ha bisogno?
Vorrei parlarle, posso?
Certo, mi segua.
Mi segue, entriamo nel mio ufficio dove, ne son certo, resta impressionata dal caos, dai bicchierini di caffè vuoti e lasciati sulla scrivania (li tolgo la sera, dopo averli contati), dal fumo del mio toscano (c’è nessuno, quindi).
Si siede, mi guarda e dice: Ho bisogno di centoventi euro per curare un gatto.
Minchia, penso io. Penso “minchia” perché ho fretta e perché temo di avere davanti a me una scassamaroni.
Guardi qua, mi dice allungadomi una busta.
Rifiuto di prendere la busta e le dico: mi racconti lei il contenuto della busta.
C’è la radiografia, il veterinario dice che si può salvare, è un gatto piccolo, guardi la foto.
Mi fa vedere la foto di un bel gattino tigrato.
E’ suo?, domando.
Mi guarda e dice: Non proprio.
Cazzo, penso…
E mi racconta. Mi racconta che il gatto è di un suo vicino di casa,
Che è un grandissimo stronzo, precisa la ragazza.
Vede, dice ancora, io ho un gatto mio, ma questo io l’ho raccolto dopo che è stato investito e l’ho portato dal suo padrone, che vive nel mio stesso palazzo. Dopo due giorni incontro questo mio vicino e gli domando, Il gatto come sta? Lui, sgarbato, mi dice che non sono fatti miei. Poi però scopro che il gatto è nella cantina, che per fortuna è aperta, di questo mio vicino…
E quindi?, domando io.
Quindi ho rapito il gatto, miagolava, era uno scheletro.
Ha fatto bene, rispondo. Continui.
Dal momento che non muoveva più le zampe l’ho portato da un veterinario gentilissimo: quando gli ho detto che non avevo un euro perché non lavoro ha visitato lo stesso il gatto e gli ha fatto le radiografie. Si può salvare, solo che c’è bisogno di un intervento chirurgico.
Due giorni dopo aprii una sottoscrizione, in pochi minuti arrivarono i cento e passa euro, il gatto fu curato, il vicino di casa a cui era stato rapito il gatto telefonò incazzato al giornale, io gli dissi che se voleva poteva anche scrivere una lettera di protesta, lettera che sarebbe stata pubblicata con una mia riposta per spiegare a tutti che lui si era comportato come una bestia, perché se non ci fosse stata la ragazza il gatto sarebbe morto.
Giorni dopo torna da me la ragazza per ringraziarmi, anche a nome del gatto.
Che adesso è mio, dice.
Nei giornali locali ne succedono di cose stupide, così.