Una pagina tratta da Bastardo posto (Perdisa Pop, 2010)
In ogni caso Paolo Limara non sa – del resto nessuno po-
trebbe sospettarlo – che all’interno del vecchio negozio, pro-
prio alle spalle del manichino, dietro il bancone, seduta su un
contenitore per acque minerali, c’è, ora che sono le quattro e
dieci minuti, ma è lì da più di un’ora, la signora Viola Rodesi
di anni quarantotto, ex commerciante.
Fino a quattro anni fa il negozio, che non è grande (due
locali con due vetrine e un retro che dà direttamente sulla
cantina), e quel manichino erano i suoi. Tuddia l’ha rovina-
ta, e lei si è lasciata rovinare, Tuddia le ha sottratto quel che
era suo.
Gli occhi castano scuro di Viola Rodesi prima hanno
incrociato quelli verdi di Paolo Limara. Non bene, certo.
Non avrebbe potuto indovinarne il colore, perché non c’è
luce. Una vita fa, è vero, si erano guardati negli occhi, lei
e quell’uomo. Erano giovani, molto giovani. Era quando il
vecchio Limara andava dal suo amico Rodesi a comprare
vestiti per tutta la famiglia.
“Eri timido allora, devi essere timido anche adesso”, ha
pensato Viola Rodesi, rivedendolo.
Di lui, Viola sa quel che sanno in tanti, che è un giornali-
sta, importante, de “La Civetta”.
Ha una sensazione, lei, quando lo vede, la sensazione di
avere davanti, oltre la vetrina e la serranda, lo sguardo di chi
si sente perso; lei, quel tipo di sguardo, lo incontra ogni mat-
tina, da quattro anni e qualche mese, specchiandosi.
A differenza di Paolo Limara però, lei quello sguardo lo
maschera con un collaudato sorriso.
La sua esistenza, ormai, è fatta solo di crepe, proprio come
quelle del suo vecchio negozio, a cui nessuno bada, ormai.