A proposito di facebook, dei blog e dell’uso di internet in generale.
Ho letto i vostri commenti. Capisco. Sta di fatto che io senta su di me una contraddizione. Da un lato sono un fruitore della rete, dall’altro vorrei esserlo ma meno.
Mi spiego. Alla rete io devo tanto. Per esempio una casa editrice mi scovò leggendomi. Soprattutto alla rete io devo le amicizie più belle di questi ultimi anni.
Al contempo sento – e questo mi capita spesso – che la rete mi sottrae tempo. C’è una parola pericolosissima: cazzeggio (dove per cazzeggio io intendo cazzeggio davanti al pc o mac). Allora, uno si rilassa, appunto cazzeggiando, magari su youtube. Io so che quando cazzeggio mi prendo in giro. Dovrei leggere e scrivere ogni giorno (perché su uno vuol narrare storie dovrebbe leggere e scrivere ogni giorno), dovrei, chessò, fare due passi, fare meditazione, riordinare la libreria. Spesso guardando l’ora mi maledico. Che ho perso tempo, intrappolato dalla rete.
A proposito di Splinder. Da tempo dedico alla rete meno tempo. Facebook e twitter sono veloci, dieci minuti bastano. Qui è diverso. Adesso, con la migrazione dei blog da splinder ad altre piattaforme vanno a rotoli tutti i link, o quasi. Abbiate pazienza, col tempo metterò a posto. Ho qualche problemuccio, in più, in questi mesi.
A proposito del mio lavoro. Un tizio, giorni fa, telefona adirato alla polizia. Dice di telefonare da un locale, e di aver fatto una grossa vincita che però non gli vogliono dare. Dice al poliziotto perplesso, che non gli crede: Lei non sa chi sono io. Io sono il direttore del giornale La Sesia. Insomma, si è spacciato per me. Hanno scoperto i poliziotti che il tizio, oltre alla telefonata (che gli costerà una denuncia – ma io non c’entro – per sostituzione di persona), ha spaccato vasi e oggetti vari. Mi mancava.
A proposito del mio lavoro e dei vecchi comunisti che non esistono più. Una volta c’erano i comunisti che stavano dalla parte dei poveri, che lottavano per l’uguaglianza,che lottavano contro la prepotenza dei padroni, le ingiustizie. Ce ne sono rimasti pochi di comunisti impegnati, a sinistra del Pd, insomma. Uno di loro, nei nei giorni scorsi (e la cosa è stata riportata dal mio giornale) ha proposto l’uso dei pannoloni per i cani. Dal momento che la cacca di un cane si può raccogliere ma la pipì no, ecco la grande geniale idea. Forse forse Berlusconi ha ragione: i comunisti son picchiati nel cervello.