Follonica, un bar periferico, non lontano dalla spiaggia e frequentato, perlopiù, da gente del posto.
I clienti sono tutti fuori, ai tavolini sotto il portico.
C’è un po’ di via vai, un’ambulanza che sfreccia, poi una seconda; arriva anche una gazzella con due carabinieri che scendono: falso allarme, si sono fermati a salutare un amico (un collega in borghese?) che sta passeggiando con moglie e bimbo di pochi mesi.
C’è un tavolo vuoto vicino alla porta d’ingresso del bar. Arriva un uomo sulla sessantina, forse più, si siede, porta la sigaretta alla labbra ma poi, vedendo che al tavolino vicino che sono degli anziani e un bambino, dice: do fastidio?, indicando la sigaretta.
No, gli rispondono, e lui accende.
Il bambino lo guarda, anzi no guarda un aggeggio che l’uomo sta accarezzando.
Il bambino va da sua madre e domanda: cos’è?
E’ un oggetto che luccica, rettangolare, potrebbe essere una di quelle macchinette che fanno le sigarette, potrebbe essere un portacenere tasacabile.
Il bimbo continua a chiedere alla mamma: cos’é?
La mamma dice al bimbo di non domandare nulla: è un portafotografie, con un ritratto piccolo piccolo.
L’uomo fuma e guarda quel ritratto. Si fanno compagnia, sembra.
Catturi istanti, emozioni, suggestioni e li sai sempre rendere con una prosa unica. Un caro saluto da Mary
Racconti sempre in maniera straordinaria anche le cose più semplici. Ma si sa che le storie capitano a chi le sa raccontare.