… lo sai che siamo tutti morti non ce ne siamo neanche accorti? e continuiamo a dire “così sia”… Claudio Lolli
Ieri è stato un giorno bello per me. Una persona che mi è cara, un’amica, mi ha scritto: l’intervento è andato bene… sto bene, a presto.È stato un bel giorno, una giornata piena, ieri: ho passato il mio tempo a fare dei lavoretti in casa, ho letto un po’, son passato dal mio vecchio, ho lavorato, ho portato mio figlio a basket e poi, dopo il basket, abbiamo studiato insieme spagnolo. E ieri sera mi sono addormentato leggendo “Lesioni personali” della Atwood. Bel libro, mi sembra, ma sono solo a pagina 40.
Ma è stato un giorno bello soprattutto per la mia amica, che affronta la vita e le sue magagne sorridendo e suonando.Però succede anche questo.Ieri, un’altra persona che conosco ha scritto sulla sua bacheca: Non ho più una vita da due anni e so che potrò recuperarne una solo quando me ne andrò… Nel frattempo resto come semplice spettatrice, non me ne frega più niente di nulla.
Queste due persone mi hanno fatto venire in mente un incontro, di qualche mese fa.Un compagno dei miei sette anni di fabbrica, quando di anni ne avevo venti.Mi seguiva nelle mie battaglie sindacali, ma stava in disparte da tutti, perché pensava sempre al suo mondo fatto di musica. La ascoltava, insegnava a suonare, suonava. Vive ancora per la musica, tant’è che l’ho incontrato davanti a un negozio di strumenti, appunto, musicali.Parlava sempre poco, in fabbrica. Quando mi ha visto, due, tre forse quattro mesi fa, invece, ha parlato solo lui. Un breve monologo che non ho dimenticato.«Bassini, hai visto che schifo la nostra bella sinistra? Si salva solo Rizzo, ma Rizzo cosa conta? L’uno per cento? Sai, ieri ho fatto il vaccino. Moderna, boh… tanto…, ci credi che non me ne frega più niente di vivere?». Poi ha preso la bicicletta, che era appoggiata al muro, Ciao, ciao, e se n’è andato.Suonava e suona anche lui, come la mia amica che mi ha scritto. Ma pensa come l’altra: di chi vive senza riuscire più a sentire melodie.