L’influenza porta consiglio, forse

Bloccato dall’influenza. Bloccato nel lavoro, nelle letture, nel portare a spasso il cane, nell’andare al bar il mattino a prendere uno poi magari un secondo caffè, fumando poi la pipa mentre torno a casa.
Febbre alta, altissima, e i colpi di tosse che sembrano pugnalate alla testa, all’addome per tre, quattro, cinque giorni, fino a quando arriva la parte “carina” dell’influenza. Tosse accettabile, febbre pure; solo spossatezza, voglia di stare al caldo (e di bere acqua ghiacciata).
Ho pensato anche alcune cose sulla mia scrittura, nella fase dolce dell’influenza (nella fase stronza, no, tra un colpo di tosse e l’altro, va a sapere perché, mi veniva in mente Genova, zona del porto, con i suoi vicoli), nella fase dolce, dicevo, ho pensato questo: non mi sento un giallista.
Ad accezione de La notte del Santo, concepito come giallo fin dalle sue prime pagine, tutti gli altri libri, quando li ho iniziati, non sapevo dove andassi a parare.
La donna di picche è un giallo?
Per me la Donna di picche è la storia di un grande dolore che nasce dal senso di colpa; è la storia di una figlia che non si dà pace per essersi allontana da un padre che prima adorava.

Giorni fa ho ipotizzato di scrivere un romanzo che contenta parte della mia vita (badando a non calpestare la privacy altrui).
Il post era intitolato: Fabrizio: un libro vero che non so se scriverò: ne ho scritto e il mio amico poeta e giornalista romeno Cristian Sabau lo ha riportato sul suo BLOG)
È più facile scrivere di ciò che si conosce.
Durante la fase dolce dell’influenza mi son detto (magari erano le linee di febre residue): scrivi un nuovo romanzo, e per protagonisti usa quelli che – quando e dopo sono usciti vecchi libri tuoi – sono rimasti dentro la tua tasca.
Ti han sempre detto, scrivi ancora un altro giallo con Anna Antichi o con Dallavita protagonisti? C’era una parola sbagliata in quella domanda: “giallo”.
Un nuovo libro con questo e quest’altro? Ci sto pensando.
L’influenza, forse, porta consiglio.

Letterari e non. Guai a prendere ipobrufene di notte, a stomaco vuoto: poi il tuo stomaco, se non trovi un farmaco adatto, urla per giorni, ed è peggio dell’influenza.
Anche mio figlio si è beccato l’influenza, un giorno prima di me. Ma ha ascoltato i consigli della mamma, lui. Niente maldistomaco, quindi.

2 pensieri su “L’influenza porta consiglio, forse

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