Inverno del 2019, tengo un corso di scrittura all’unipop di Vercelli. Dodici persone. Tra queste, seduta in fondo, c’è lei, Diana Fassina. Interviene con domande mai banali, quando propongo esercizi di scrittura mi colpisce, sei brava, le dico… Due mesi fa vedo delle copertine di vecchi Pinocchio su instagram. All’inizio non li abbino a lei, poi, quando capisco che si tratta di lei, la contatto per un’intervista. Schiva come sempre, «no, non sono una vera collezionista», «Una mia fotografia? ti prego, no…». Ha ceduto, ma mi ha fatto penare. Contento – tra una partita di calcio e una di basket – di averla intervistata. Potrebbe essere un personaggio di un mio libro prossimo venturo, ho pensato. Il lavoro, il volontariato in un oratorio con bimbi che sono per lo più poveri e stranieri, i mercatini la domenica alla ricerca di un altro Pinocchio ancora…

