la scrittura e i (suoi) fantasmi

Per scrivere chiaramente bisogna pensare chiaramente. E questo richiede un grande lavoro.

Una narrazione funziona quando a poco a poco scopri connessioni misteriose, che non sapevi esistessero. O quando certi personaggi secondari crescono e quelli che credevi importanti impallidiscono. Bisogna sapere ubbidire ai demoni che evochiamo (se riusciamo a evocarli).

A volte vedi uno scrittore che ami, ti accorgi che è un ometto insignificante. Ma il fatto è che dentro quell’ometto lì, quando scrive, si aprono le paratìe. E perché questo avvenga, perché dentro di te si aprano le paratìe. E perché questo avvenga, perché dentro di te si aprano le paratìe, devi usare tutti i materiali che davvero ti servono, senza preoccuparsi della loro provenienza.

La cosa più pericolosa è credere di avere talento. E’ pericoloso anche riuscire a scrivere con eccessiva facilità. I grandi libri nascono da un grande sforzo
Non bisogna fermarsi. Scrivere è una lotta simbolica contro la morte. E’ un rischio totale e un fiume lucente. E’ salvare immagini, persone, pezzi di mondo.

All’inizio faccio degli schemi, traccio delle traiettorie. Ma poi non obbedisco a questi schemi. Sarebbe la morte. Gli schemi sono trampolini. Dalla storia e dai personaggi ci si aspetta delle sorprese, è questa la parte più emozionante.

Anche quando scrivo romanzi c’è la presenza della ragione, dell’idea, ma io faccio partecipare altri aspetti, i demoni che tutti abbiamo, i mostri, le passioni, i deliri.

cose dette da Vargas llosa alla Holden di Torino, anni fa

3 pensieri su “la scrittura e i (suoi) fantasmi

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