Per scrivere chiaramente bisogna pensare chiaramente. E questo richiede un grande lavoro.
Una narrazione funziona quando a poco a poco scopri connessioni misteriose, che non sapevi esistessero. O quando certi personaggi secondari crescono e quelli che credevi importanti impallidiscono. Bisogna sapere ubbidire ai demoni che evochiamo (se riusciamo a evocarli).
A volte vedi uno scrittore che ami, ti accorgi che è un ometto insignificante. Ma il fatto è che dentro quell’ometto lì, quando scrive, si aprono le paratìe. E perché questo avvenga, perché dentro di te si aprano le paratìe. E perché questo avvenga, perché dentro di te si aprano le paratìe, devi usare tutti i materiali che davvero ti servono, senza preoccuparsi della loro provenienza.
La cosa più pericolosa è credere di avere talento. E’ pericoloso anche riuscire a scrivere con eccessiva facilità. I grandi libri nascono da un grande sforzo Non bisogna fermarsi. Scrivere è una lotta simbolica contro la morte. E’ un rischio totale e un fiume lucente. E’ salvare immagini, persone, pezzi di mondo.
All’inizio faccio degli schemi, traccio delle traiettorie. Ma poi non obbedisco a questi schemi. Sarebbe la morte. Gli schemi sono trampolini. Dalla storia e dai personaggi ci si aspetta delle sorprese, è questa la parte più emozionante.
Anche quando scrivo romanzi c’è la presenza della ragione, dell’idea, ma io faccio partecipare altri aspetti, i demoni che tutti abbiamo, i mostri, le passioni, i deliri.
cose dette da Vargas llosa alla Holden di Torino, anni fa
bellissime cose ha detto. cose che apprezzo e condivido perché assomigliano a ciò che provo quando scrivo. molto bello.
grazie remo :-)
Che bello… è il modo in cui io intendo la scrittura.
Sforzo, gioia, rivelazione.
Il commento che volevo fare qui e’ diventato una nota su FB. Spero non ti dispiaccia.