Una valle isolata dal mondo, che non sembra vera.
Dopo un rifugio e la chiesetta e un parcheggio per una decina di auto inizia un vicolo: porta a piccole frazioni, dove vivono poche anime, tutto l’anno.
Il vicolo è stretto, c’è neve, mi chiedo, ma quanto è lontano, da qui, un pronto soccorso?
Invece di chiedermi chiedo: Ma se qui a uno viene un infarto…?
Non mi fanno finire. Ridendo mi dicono: Muore.
Arriverà l’elicottero, penso (sempre che il cellulare prenda, perché qui i cellulari prendono e non prendono).
Vedo dei bambini giocare a pallone, parte del terreno è sterrato, parte è sterrato con neve.
Si sente, non lontano, il rumore dell’acqua di un ruscello.
Forse qui è difficile morire di infarto.
Perlomeno da giovani.
Parlo con una donna, ha un bimbo piccolo, mi dice che è suo figlio, io, ingannato dal suo abbigliamento da casalinga trasandata, dai suoi capelli un po’ sfibrati e che comunque non conoscono né parrucchiera né tinta, pensavo fosse la nonna.
S’invecchia come una volta, qui.
Qui, una vita fa, arrivò un poeta pazzo d’amore, Dino Campana. Cercava Sibilla, tra questi sentieri.
Lo vedo correre, seguito dallo sguardo lento della gente, qui: ché qui tutto è lento. Lontano.
Vorrei abitare in un posto simile. Basta pensare che Dino Campana cercava colà la sua Sibilla Aleramo…
Oppure si potrebbe iniziare a pensare la vita in modo diverso, anche abiatndo dove siamo. Io credo di farlo già da tempo
Lunedì sono stata in un posto simile,mi son posta le stesse domande,davvero un’altra dimensione.tanto tempo fa provai a vivere in un posto isolato,non resistetti molto.Bisogna nascerci o volersi ritirare dal mondo,credo.
una via di mezzo è quello che fa perme
Buona giornata*
Accidenti, m’è venuta voglia di rallentare…. E sono già in ritardo.