hai lavorato, cresciuto figli…
sembra passata un’eternità, sembra un sogno.
c’è il presente, ora.
una casa di riposo per non autosufficienti con poche risorse e le famiglie indaffarate con figli e altro.
ti cambiamo il pannolone quando si ricordano di te.
il tuo cazzo e il tuo culo sono degli ornamenti inutili, ormai.
ti danno da mangiare il “pappone”, frullano tutto insieme, minestrone e budino, cos’ loro non perdono tempo e così tu hai tutte le vitamine e quel che serve all’organismo, insomma, potrai continuare a campare ancora un po’: accontentadoti di guardare, ogni tanto, oltre la finestra.
il tuo vicino di letto ha l’alzheimer: sta meglio lui.
Leggendo questo post di Giulio Mozzi a me è venuto in mente tutt’altro.
Non potevo commentare, sarei andato OT.
Renato lo so.
Ci sono ottime strutture, ed è giusto dirne.
Ma quest’anno e l’anno passato con la scusa della crisi da qualche parte le cose invece stanno all’incirca come ho scritto io.
Mesi fa, forse un anno fa, è venuta da me una dipendente di una cooperativa che gestisce una struttura per anziani.
MI ha raccontato cose raccapriccianti; e io, cazzo, non sono riuscito a fare niente, ché la porta d’ingresso di quella struttura è invalicabile.
a nome della Luigia (tutti diventiamo delle Luigie) ti ringrazio di cuore.
Guarda Remo che non è tutto un pappone mollo. I ghetti ci sono eccome, come esistono Case di riposo dignitose.
Certo che ha ragione Foucault quando dice che se la società delega agli specialisti la gestione del dolore, della malattia e della sofferenza, allora non va bene, perchè rinuncia a fare i conti con la parte della vita che più ci fa paura.
Nei servizi che ho il piacere di dirigere abbiamo una casa di riposo dove ti assicuro che il menù è buono e si cerca di equilibrare una dieta personalizzata. E gli animatori pagati e volontari si fanno un culo tanto. Chi è pagato lo fa per millecento euro.
E il mio amico Dino è andato in pensione per seguire la mamma che sta da noi.
Lei è in carrozzina e tutto il giorno fa eeeeeeeeee.
Lui passa tutti i pomeriggi alla Casa, le accarezza il mento e quando lo incontro gli chiedo allora, come va? E lui, si tira avanti e mi sorride.
E una volta al mese facciamo la riunione con il personale per capire che cosa possiamo migliorare, e insomma ci crediamo ancora nel nostro lavoro.
E insomma è mica tutta merda quella che ci circonda.
( ps: domani inizio bastardo posto. ciao Remo)
Renato
quindi, non è mai buona cosa mettere in mani altrui il nostro destino.
se non quando, come nelle righe del tuo post, non si è più autosufficienti.
che il senso di giustizia lo possono avere i singoli, rarissimamente i politici
cosa avresti commentato?