Sarà che pioveva quel giorno, quando io e Sonia (mia figlia) sotterrammo Lilli, sta di fatto che quando piove, nei giorni invernali, a me prima viene in mente una frase bislacca (la pioggia son le lacrime dei morti) e poi viene in mente lei, Lilli, la “sorellina” che ha dormito nel letto di Sonia per vent’anni, la gatta che però, quando sentiva che io ero sveglio, mi raggiungeva in cucina facendomi bestemmiare, perché o voleva saltare prima sulle mie ginocchia per poi adagiarsi sopra il libro che stavo leggendo o studiando, oppure perché voleva che io dividessi con lei il mio pacchetto di fonzie’s, che a me servivano, con marlboro e caffè, per star sveglio, mica per altro, “lasciami in pace Lilli, fammi studiare” le dicevo.
Quando è morta io non c’ero in casa, non vivevo più lì.
Ma l’abbiamo sepolta insieme io e Sonia.
E pioveva.
Ed era un giorno di pioggia come lo è stato ieri e come lo è ora.
Ora ho un gatto maschio, si chiama Miou Miou.
Non aspetta altro, lui, di notte: che io raggiunga il computer; così, poi, con l’insistenza dei gatti mi chiede o di uscire in cortile e, poi, quando rientra, i croccantini.
Solo gatti che fanno bestemmiare ho, io.