Stefania, suggeritrice involontaria

Su Bastardo posto c’è questa recensione di Stefania Mola che è anche una mia cara amica ed è anche una lettrice dei miei libri quando sono ancora manoscritti.
Detto questo parto da lontano, dal mio primo libro, Il quaderno delle voci rubate. Lo feci leggere solo quando lo ritenni un libro fatto e finito, prima, quando era ancora da rivedere, era qualcosa da tenere sottochiave.
Torno a Bastardo posto.
Ho un comitato di lettura, io, adesso.
Ne fanno parte mia moglie, Francesca Rivano (che è una divoratrice severa di libri e che non ha il pallino della scrittura), la blogger, nonché esperta di cose letterarie, Zena Roncada, una mia cara amica che di professione fa la farmacista in ospedale, Mariapia Massa e, appunto, Stefania Mola.
Quando scrissi Bastardo posto, però, il comitato di lettura fu ampliato.
Feci leggere (praticamente mentre scrivevo) alla blogger Lucia Saetta, feci leggere, fu una delle prime, a Laura Bosio, scrittrice ed editor.
Se scrivo la colpa o merito è tutta di Laura, che lesse Il quaderno delle voci rubate e mi consigliò di continuare a scrivere.
Gente questa di cui mi fido: perché tutti (tutte: son donne) o prima o dopo mi hanno mosso critiche anche severe (ché i complimenti alla fin fine fanno solo male, tanto male).
Stefania Mola e Laura Bosio mi fecero dei complimenti, ma con qualche riserva sui personaggi (e quindi sulla struttura).
Ma i più erano complimenti: anche della casa editrice che doveva pubblicare il libro (ma poi le cose andarono diversamente) anche con altri addetti ai lavori.
Io però sentivo che c’era qualcosa che non andava: e non capivo cosa.
Finché un giorno, ta-ta-ta, vedo una mia collega  (fa la grafica) che, durante la pausa panino, sta leggendo un libro di King (ne aveva appena letto uno di Faletti). E’ una ragazza che non ha molto tempo per leggere, un libro al mese, anche due mesi, perché oltre al lavoro in redazione deve badare ai suoi vecchi che son malconci.
Le chiedo di leggere il manoscritto e di segnare con dei punti interrogativi tutti i passaggi poco chiari.
Lo fa, io prendo atto che sono un po’ troppi, ma prendo anche atto che il libro va rivisto, con una scrittura più popolare. A me non importa di piacere agli addetti ai lavori: mi interessa che il mio libro si capisca.
Dopo averci rimesso mano ripenso alle osservazioni, che coincidevano, di Laura Bosio e Stefania Mola: e modifico – ma a modo mio – il libro.
Ricordo che mandai una mail a Stefania, che ci restò anche male: non le andava quel tipo di revisione.
Quel finale.
Ma a me sì.
Insomma, stavolta questo libro ha dei debiti di riconoscenza.
E Stefania è stata una suggeritrice involontaria.