un anno fa

Il silenzio fa bene, mi fa bene, ne sono certo. Talmente bene che, certe notti, ritardo il sonno per gustarne un po’ di più di silenzio, e ascoltare, in lontananza e se il vento lo permette, il rumore di un treno.
E mi piace il silenzio al risveglio. Assoluto. Silenzio, caffè, una sigaretta o la pipa, posta elettronica magari spalancando la finestra, se il clima lo consiglia.
I miei risvegli, da un anno, però, sono diventati rumorosi.
Sento un cosino che o mi tira i capelli o mi strattona il pigiama e che mi chiede cose.
Federico Libero detto Cico cammina, da un mese.
Ma al mattino gli è rimasta l’abitudine: di svegliare suo padre (a volte anche alle 7) e farsi portare davanti al pc per ascoltare musica e guardare le fotografie.
(Chiaro: non si fuma; oddio, la pipa gli piace tanto ma tanto; la prende, vorrebbe portarsela alle labbra, oppure cerca di usarla come fosse un martello…).
Guardando le fotografie, si ricorda meglio Cico. Per esempio del mare.
E quando due domenica fa, eravamo a Bari (cico e sua madre vengono sempre con me quando vado a presentare il libro), lo ha rivisto si è ricordato del mare d’agosto, di quello delle foto sul computer insomma. E si è incavolato Federico Libero detto Cico: ché voleva fare il bagno a tutti i costi.

Un anno fa nasceva Federico Libero (detto Cico).
Oggi faremo festa, dieci minuti, qui in redazione.
Verso le diciotto credo. Poi tornerà a casa e poi, dopo aver cenato, si addormenterà. Non faccio in tempo a vedere Cico quando chiudo il giornale (e mi viene in mente la canzone-presagio che cantavo a mia figlia Sonia, e scusa, scusa se ci vedremo poco e male); (e a volte – ma lui fa finta di niente – gli dico: da quando sei nato tu leggo di meno, scrivo di meno, fumo di meno, cazzeggio di meno davanti al pc; niente, se ne frega lui della mie lamentazioni).
Domattina però lo vedrò. Meglio: sentirò i suoi piccoli pugni sulla mia schiena, e il suo pigolio.