perché la vita non è un puzzle perfetto

Ad eccezione di Bastardo posto, il titolo dei miei libri è venuto dopo (Il quaderno delle voci rubate; Lo scommettitore; La donna che parlava con i morti) oppure mentre li scrivevo (Dicono di Clelia; Vicolo del precipizio).
Titoli più o meno azzeccati, più o meno giusti. Dipende da tanti punti di vista.
Adesso sto scrivendo una cosa, per ora sono a cinquemila battute più appunti vari, che non so mica come andrà a finire, magari farà la stessa fine di altre dieci o quindi: cestinate.
Ma forse forse se mi va di scrivere questa cosa (diversa) è proprio per questo motivo: per la sua diverstà.
Dei racconti che camminano lungo le strade di una città, incrociandosi oppure no.
Perché la vita non è un puzzle perfetto, come certi film o libri.
E mi è venuto in mente un titolo, che può sembrare del cavolo, ma è comunque attinente: Il ciccione (voci di una città).

E’ stata da me un’amica, l’avevo rivista dopo vent’anni, alla presentazione di Bastardo posto a Milano.
Abbiamo cercato di ricomporre alcuni puzzle delle nostre esistenze: comuni amici, fatti visutti insieme. La mia memoria e la sua memoria: un puzzle comunque incompleto.
Quando l’ho salutata mi è venuto in mente il titolo: sarà brutto ma, vi assicuro, è attinente.