Era pulita, lei, sensibile. Ma era comunque un politico e lui, i politici, li conosceva bene.
Non li stimava. Tutti ridicoli, bugiardi, ambiziosi, assetati di potere e attorniati da servi, tanti servi, inchini, salamelecchi.
Le rare eccezioni, i puri di spirito, li considerava il peggio del peggio.
Se vogliono salvare il mondo facciano i missionari e non fingano di essere vergini, visto che stanno al fianco dei pescecani.
Carmen apparteneva a questa sottospecie; Carmen, quindi, non era il suo cliente ideale.
e poi
C’erano mille altre cose, più importanti di uno slogan, casereccio e trito e ritrito, da valutare e da affrontare, una per una.
Parlando secco, veloce, disse: Punto primo, lei dovrà vestirsi come dico io e i discorsi elettorali non li dovrà improvvisare, nel modo più assoluto. Lei li mette giù, o li fa mettere giù da un addetto stampa, ma poi li rivedo io. E alla fine di ogni discorso lei deve ripetere il suo slogan, Con la gente; deve imparare a dirlo come se fosse un’unica parola, Conlagente, ha fatto teatro no? A volte dovrà quasi sussurrarlo, magari quando c’è silenzio, in certi ambienti intimi, ma il più delle volte dovrà quasi urlarlo, perché deve entrare nella testa di tutti. Specie nei quartieri periferici, dove vivono i disgraziati, quelli che se va bene leggono i titoli di Sorrisi e canzoni: lì, lei dovrà presentarsi come una regina, una Giovanna d’Arco, un’Evita Peron. Slogan e strette di mano; e caramelle ai bambini e bagnoschiuma alle mamme, ma questo sarà di competenza dei suoi collaboratori. Lei deve solo sorridere, muovere le mani quel tanto che basta: il suo saluto dovrà somigliare a una benedizione papale.
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Lo scommettitore è edito da Fernandel.