Questa cosa qui la scrissi nel 2008. A un certo punto c’è scritto: Sto per pubblicare. Il riferimento era a Bastardo posto che, infatti, doveva uscire per la Newton Compton. Il giorno in cui il libro doveva andare in stampa mi scrissero: Purtroppo ci sono solo 900 copie prenotate, riproveremo più in là. Non riprovarono, mi rivolsi a Luigi Bernardi e Bastardo Posto uscì con Perdisa. Per la verità si dichiarò disposta a pubblicarlo anche un’altra casa editrice. Una bella casa editrice. Feci l’errore della mia vita, a dir loro No grazie.
No, giuro che non li invidio quelli che vendono più libri di me; spero di raggiungerli, magari di superarli, ma non li invidio. Ho un po’ di invia per quelli che possono mangiare e bere tanto da scoppiare “tanto non ingrasso”, dicono. Giuro che non invidio quelli che son ricchi e hanno soldi. Ho un po’ di invidia per chi vive in un posto di mare. Giuro che non invidio quelli che son più giovani di me; non avrebbero conosciuto le ragazze della mia età; non avrebbero i miei ricordi. Ho un po’ di invidia per chi ha più tempo di me; io, avessi più tempo, lo utilizzerei per leggere, passeggiare in riva al fiume (mancando, dove vivo io, il mare), rimettermi a studiare l’inglese, non parlandolo e non leggendolo ho dimenticato quasi tutto. (Per scrivere mi sta bene il poco tempo che ho,di notte: ho sempre scritto in fretta, o di notte, oppure dovunque). Non ho nessuna invidia per chi vive serenamente; non posso invidiare, in questo, caso, ché i casini, io, me li vado a cercare e certe volte dubito che vivrei benesenza. Ma ora mi fermo, sto diventando noioso. Quel che invece mi premeva dire, fin dalla prima riga che ho scritto, è questo: ho una profonda invidia per chi riesce a vivere senza far piangere altri, senza far danni, senza ricevere sguardi pieni d’odio, a volte, quando cammina per strada. So che qualcuno prova dell’invidia nei miei confronti. Dirigo un prestigioso giornale, dal 1871 a oggi non è uscito solo alcuni mesi, nel 44. Ho pubblicato e sto per pubblicar libri. Provo un po’ di invidia per quel ragazzo che studiava, di notte, lavorando in un albergo. Non conosceva Pessoa allora, ma aveva in sè tutti i sogni del mondo.
io questo post me lo ricordo bene. :)