Una brutta storia, di dolore e di morte. Vera.
Diciamo che le storie più interessanti, modificate, a volte tanto modificate, le ho usate nei miei libri ma nessuno (tra coloro che me le hanno raccontate) se ne è accorto, poi.
Non tutte, però, non tutte.
Se uno mi dovesse chiedere: qual è la storia più triste e vera che ti hanno raccontato?, io risponderei che è questa.
Sono a cena con un gruppo di amici. Un luglio di alcuni anni fa, basso Monferrato. Tra gli amici c’è una mia amica, che è medico, che è strana, però, silenziosa.
Poi non ce la fa, e racconta.
Poche ore prima ha rivisto un uomo, un suo amico distrutto dal dolore.
Ques’uomo aveva due figli, uno più grandicello e un secondogenito che, fin dalla nascita, aveva avuto seri problemi di salute. E tutta la famiglia, padre, madre, fratella maggiore, si era stretta attorno a questo fratellino sofferente che aveva bisogno continuo di visite, ricoveri anche. Il dolore di una persona che si ama unisce.
Ma poi succede altro. Succede che si ammala il fratello più grande, quello che se la sa cavare da solo perché mamma e papà sono impegnati con il fratellino, quello che è diventato anche lui un po’ adulto, anche se è poco più di un bambino.
Si ammala gravemente, non vivrà.
L’uomo, alla mia amica dottoressa, aveva raccontato che gli ultimi tempi (immagine questa che non dimenticherò) tornava a casa e, appena entrato, trovavo il suo primogenito ad accoglierlo, ma con le lacrime agli occhi perché la malattia gli impediva di parlare…
Quando l’uomo era andato a trovare la sua amica dottoressa il bimbo, quel bimbo, non c’era più. Non posso che essere parole di disperazione le sue.
«Per anni abbiamo pensato solo all’altro, lui… era come se non ci fosse…».
Lo rivedo spesso, io: attende il ritorno del padre per abbracciarlo, sa che non potrà dirgli nemmeno ciao.
Dicono che la vita è bella, dicono.
La vita spesso è bastarda e certe storie fanno male solo a essere ripensate.
Spesso in pensato mi son detto: devo scriverla quella storia. Fa troppo male, rispondevo.
Quel piccolo eroe, però, va raccontato. E mi spiace non conoscere il suo nome (non ebbi il coraggio di interrompere il racconto della mia amica dottoressa: certe storie sono sacre, non vanno disturbate).