È il 28 luglio dei miei dodici anni. Sono stato rimandato di Italiano (mai studiate grammatica e analisi logica) e Matematica. Sono a Cortona con i miei e, se ci ripenso, mi sembra di rivedermi nel film Novecento di Bertolucci. C’è la battitura del grano, si lavora sotto il sole, ma poi si mangia e si beve e ci si diverte. Io sono fiero del lavoro fatto col mio forcone: ho lavorato il doppio, a dorso nudo, sotto gli occhi azzurri della ragazza cortonese che mi piace. Lei, quel 28 luglio, alle amiche dirà che “ha un ragazzo di Vercelli”.
È il 28 luglio dei miei 17 anni, a Vercelli; ho comprato il mio primo cinquantino, finita la scuola faccio il cameriere in un bar. È il mio primo lavoro. La sera, con gli amici, frequentiamo un gruppo di ragazzi e ragazze. Una di loro piace a tutti. Quel 28 luglio, quella ragazza, mi prende per mano, sceglie me, insomma, forse perché ero stato l’unico a non averle ronzato attorno, e andiamo a fare un giro da soli. Il primo bacio.
È il 28 luglio dell’anno successivo, ancora a Cortona. C’è una ragazza della capitale che mi piace un sacco (quella del primo bacio di Vercelli non c’è più), ma quello è l’ultimo giorno, non la rivedrò più, penso, anche perché i suoi non la fanno uscire e la controllano. Lei però, quel pomeriggio del 28 luglio, esce lo stesso (mai successo, nei giorni precedenti), e passiamo un bel po’ di tempo insieme. A settembre vengo a trovarti, le dico.
Insomma, il 28. Luglio.
Numero fortunato.
Mese fortunato.
È il 28 luglio del 2013. Il mio cane sta male, non riesce più a camminare, è ricoverato in una clinica veterinaria. Era il cane di mio fratello, era buono, triste. Ma in clinica, per lui, è un inferno. Non posso farlo morire a casa come lui e io vorremmo. Quando vado a trovarlo finisce sempre male. Al momento dei saluti, Ciao Toby, lui mi abbaia cattivo: Non puoi lasciarmi qui. Il 28 luglio mattina è morto felice Toby. Mentre il veterinario gli fa la puntura, l’ultima, lui scodinzola felice, perché siamo lì, con lui, ad accarezzarlo.

Il 28.
Luglio.
2013.
Per Toby, la prima notte di quiete.
Senza sogni.