I libri che avrei voluto scrivere e poi: perché si scrive?

I 10 libri che avrei voluto scrivere (anzi no, 7)

Il male oscuro (Berto)
L’inverno del nostro scontento (Steinbeck)
L’obelisco nero (Remarque)
Opinioni di un clown (Boll)
Il grande sonno (Chandler)
Il caso Kodra (Olivieri)
Trilogia della città di K (Kristof(
(e poi mi stanno bene tre che ho scritto io medesimo)
Bastardo posto
La donna di picche
La suora

(Per la verità nell’elenco avrei voluto mettere anche Pinocchio, I pirati della Malesia e un libro di Fenoglio o di Pavese, ma poi non ci stavano i miei)

Quando si scrive forse forse non ci si si vuole mai fermare…

Dal blog Akatalepsia:
Ho avuto modo di ascoltare l’intervento di Cormac McCarthy…
L’autore statunitense ha detto cose molto interessanti del tipo:

“La scrittura è una costante ricerca della perfezione e non può essere programmata… C’è sempre una speranza che oggi riuscirò a fare qualcosa di meglio di quello che ho fatto finora… Alcuni scrittori hanno detto che odiavano scrivere, che per loro farlo era solo un peso e un compito; io, di sicuro, non provo lo stesso sentimento… A volte è difficile scrivere, ma hai sempre davanti a te l’immagine della cosa perfetta, quella che non raggiungi mai, ma che non smetti mai di perseguire…”

Poi.
Sul blog che ho su Il Fatto ho recensito (leggi qui) Padri, di Giorgia Tribuiani.

E ancora.
Una recensione (LEGGI QUI) su La suora