Ricordi del Salone: era il 2006…

Credo fosse il 2006.
Erano usciti due miei libri: Lo scommettitore (Fernandel) e Dicono di Clelia (Mursia).
Non potevo non andare al Salone del libro: ci sono due miei libri, quando ricapiterà?, mi dissi.
E passai due giorni (pernottando a Torino) al Salone, stazionando, perlopiù, davanti allo stand di Fernandel.
Prima impressione. Guardavo la gente che passava e che, ogni tanto, guardava i libri esposti da Fernandel, tra cui il mio. Cercavo di capire cosa cercasse lo sguardo della gente: perché un libro attirava attenzioni e altri nemmeno un’occhiata? Me lo chiedo ancora. La risposta (parziale) è questa: la gente cercava autori noti, non per nulla l’autore più venduto era Morozzi (che pubblicava anche con Guanda).
Poi, secondo ricordo: le lunghi code per andare in bagno.
Code abbastanza veloci per gli uomini, lunghe quelle delle donne.
Succede questo succede: quando è il mio turno a entrare in bagno una donna di mezzetà, carina ed elegante (indossava un vestito nero), si stacca dalla coda delle donne, supera tutti gli uomini ed entra nel bagno dei maschi, decisa. Nessuna protesta, solo qualche sorriso.
Insomma, ci vorrebbe qualche bagno in più per le donne, al Salone, ho pensato da allora. Questo accadde sabato.
Terzo ricordo, della domenica mattina. Vedo un uomo avanti con gli anni (tra i settanta e gli ottanta) a colloquio con una signora pure lei anziana. Lui suda e ascolta, lei parla. Gli spiega che il suo manoscritto proprio non va, lei non lo può pubblicare, lui tace e suda, lei parla e parla, e mentre parla mi ricorda il mio gatto che dopo aver catturato e ferito un merlo attende di dargli il colpo mortale, ecco.