senza perdere la dignità

Su facebook Enrico Gregori, giornalista de Il messaggero, scrittore di gialli e blogger, ha scritto questa cosa qua sull’editoria. Titolo del suo pezzo è “Io non t’ho detto niente”.

Io non t’ho detto niente.

E’ la frase che i giornalisti si sentono dire spesso da una loro fonte. Tradotto: “se vuoi scrivi, perché le cose stanno così. ma io non t’ho detto nulla”.
E il giornalista, se sa fare il suo mestiere, o non pubblica oppure trova supporti d’altro tipo senza sputtanare la fonte. E poi pubblica.
Tutto questo, trasportato nella cronaca nera, è praticamente all’ordine del giorno e il giornalista si trova spesso al bivio se pubblicare oppure no.
Questa conformazione mentale ormai incancrenita, mi porta a rispettare la procedura anche in un settore che frequento solo per diletto, ossia l’editoria.
Uffici stampa, editor e quant’altri mi hanno spesso fatto delle confidenze alla conclusione delle quali scattava “ma ovviamente io non t’ho detto niente”.
Ci mancherebbe, per carità. Quindi mi diverto a riportare (garantendo l’anonimato dei protagonisti) alcune confidenze ricevute negli anni.

1- “certo, noi diciamo che leggiamo tutti i manoscritti. ma la maggior parte li buttiamo. e come si fa?”
2 – “leggiamo la prima pagina. se pare che funzioni andiamo avanti, sennò buttiamo tutto”
3 – “se il manoscritto fa schifo ma l’utore può funzionare come personaggio, qualcuno riscrive il manoscritto e tentiamo di creare il caso”
4 – (questa si trova proprio nel sito di una casa editrice): “non si ricevono manoscritti se non espressamente richiesti”.
ps: si presume che in questa casa editrice lavorino con gli elenchi telefonici di tutta Italia e chiamino a casaccio la gente per beccare qualcuno che, magari, ha voglia di sottoporre un manoscritto. In realtà, suppongo, questa sia solo una esplicitazione del punto successivo.
5 – “può pure capitare che il manoscritto dello sconosciuto venga preso in considerazione. ma di solito te lo presenta qualcuno, te lo caldeggiano”.
6 – “magari un manoscritto è bellissimo, ma non fa parte di un genere. non fa tendenza”.
7 – “una risposta classica per scoraggiare è dire che abbiamo programmato i nostri piani editoriali da qui fino ai prossimi tre anni e non c’è spazio per nessuno”.
ps: vorrei vedere se si presenta all’improvviso un Camilleri che decidesse di dare un manoscritto a questi tizi qua.
8 – “come scrittore sei troppo giovane”
9 – “come scrittore sei troppo anziano”
Nessuno mi ha ancora detto “abbiamo scartato quel manoscritto perché è bellissimo, ma l’ha scritto un frocio”.
Però non dispero.
Enrico Gregori

Io gli ho risposto: sempre su Facebook (e ora anche qua). Titolo di quel che ho scritto io è “Sì ma con dignità”.

argomento troppo complesso da trattare.
che poi: alcune cose le sappiamo, altre no.
c’è un meccanismo, comunque, che domina il panorama, una sorta di macchina mostruosa: da un lato l’anima commerciale degli editori (sempre più condizionati dal mercato e quindi dalla tv) e dall’altro la sovrapproduzione di manoscritti.
un piccolo editore (che a volte significa una persona sola che lavora a tempo pieno, più collaboratori) tempo per leggere ne ha davvero poco.
un bravo editore cerca di mediare: pubblicando libri che siano validi e al contempo vendibili….
io penso che qualche piccolo valido editore ci sia.
piuttosto.
manca una mediazione (come si fa, è impossibile) sulla lettura e valutazione dei manoscritti.
son tutti capolavori, i manoscritti, finché son vergini.
e son tutti in coda, che chiedono d’essere pubblicati; e da quel che ho letto (ma potrei sbagliarmi) il fenomeno dell’esercito di aspiranti scrittori è soprattutto italiano.
insomma: non è un bel panorama (soprattutto se nel panorama ci mettiamo anche chi farebbe o fa di tutto per essere pubblicato; c’è un esempio in rete: complimenti a go-go a questo scrittore o editor, o critico, che magari può mettere una parolina buona).
non resta che andare per la propria strada: cioé scrivere, a prescindere.
chiaro che sì: con qualche mal di pancia, ma con dignità.
remo bassini