A volte, su invito, faccio delle lezioni di scrittura. Penso di essere poco o punto bravo, e quindi non mi faccio pagare.
Non chiedo nemmeno i soldi della benzina o del treno.
E comunque, è successo poche volte, meno di dieci dal 2003 a oggi (poi certo, è vero, ho fatto un corso, durato un anno di scrittura, in carcere, ma in carcere è tutta un’altra storia). E’ anche successo che io abbia rifiutato, ma anche qui, è poca cosa, due volte in tutto.
Così come ho rifiutato di fare un corso in rete.
Oddio, è anche vero che io sono strano. Faccio un esempio. Che io sappia tutti dicono che per scrivere occorre essere portati, bisogna insomma nascere col talento incorporato.
E io non sono d’accordo.
Punto primo (rilegere don Milani, please) solitamente hanno più talento, chissà perché, quelli che son nati in famiglie benestanti, difficile trovare uno scrittore di talento che dopo la terza media sia andato alle scuole professionali, e che magari è figlio di un metalmeccanico e di una casalinga.
Guardate le quarte di copertina: chi scrive o è insegnate, o giornalista, o bancario, o studente.
Punto secondo. Io dico invece che, una volta imparata la tecnica (il saper scrivere), il talento può arrivare: magari dopo un campo di concentramento, vero o… mentale.
Ma il discorso che voglio fare, qui, è diverso.
Quando si parla di scrittura in rete sembriamo tutti “imparati”.
Quelle poche e piccole esperienze che ho avuto io mi han fatto vedere cose diverse: avevo gente di fronte a me che magari aveva letto, ma né Carver né Tondelli né Flannery O’Connor, e che magari sapeva anche scrivere storie (o meglio: aveva qualcosa da raccontare). E mi son ritrovato (dopo le lezioni, magari in pizzeria) con gente che sognava di pubblicare un libro, e ci perdeva ore ogni giorno magari nella scrittura, ma che nulla sapeva di come funzionano i meccanismi, anche elementari, dell’editoria.
Davvero ci posso essere dei libri completamente riscritti dagli editor?
Che poi, la grande finzione che c’è in rete, dove tutti abbiamo letto e tutti sappiamo di Berlusconi e Travaglio, e tutti siamo contro l’ipocrosia e amiamo gli animali è, appunto, una grande finzione. Tipica della rete. Nascosti dal video di un pc alcuni fingono. Quanti? Non lo so dire.
E comunque. La gente che non sa è sicuramente, nettamente numericamente alla gente che sa.
In rete, dicevo, si finge.
Anni fa un ragazzo mi scrisse una mail. Mi diceva che lui si sentiva portato per scrivere racconti e, quindi, mi chiedeva consigli su quali autori leggere.
Hai mai letto Carver?, gli domandai.
No.
hai mai letto Piero Chiara?
No.
Prova a cominciare da loro, due modi completamente di scrivere e di narrare, gli dissi.
Bene, passa nemmeno un mese e vedo che questo ragazzo interviene su un forum. A una parsona che aveva aveva ammesso di non aver mai letto Carver, questo ragazzo scrisse: Non mai letto Carver???
Con tre punti interrogativi, finali.
In rete e nei blog letterari si finge a tal punto che tante gente non interviene nei commenti. Si sente inadeguata. Ed è un peccato: perché così commentano solo gli “imparati”, veri o presunti.
cara annamaria,
nessuna lontana parentela; discendo da mezzadri toscani, anzi tosco umbri.
ci vediamo a bologna, allora (e ti anticipo che io parto dalla scrittura di pancia, di viscere insomma)
buone cose
Scusi, le ho dato prima del tu e poi del lei, mi sono confusa.
Annamaria sanguigni
Caro Remo Bassini,
hai lo stesso cognome di mia suocera. Si chiamava Sibilla Bassini, ed era nata e cresciuta a Rastellino, una piccola borgata in provincia di Modena. lei era si una suocera, ma molto intelligente e curiosa di imparare le cose del mondo, non l’ho amata più di tanto, del resto era pur sempre una suocera, ma la ringrazio per aver cresciuto Alfredo, suo figlio, con educazione e dolcezza d’animo, e per questo la ricordo volentieri. Non è che per caso c’era una parentela in corso?
Sono felice di conoscerla alla fine di maggio, tanti mi hanno parlato benissimo di lei. Scrivo con più impegno da 5 anni, da quando ho frequentato corsi che mi hanno fatto comprendere che la scrittura non è solo una cosa di ” pancia” ma anche di metodo e stile. Ho scoperto che è molto più difficile di quanto pensassi prima, ma quanta gioia quando alcuni racconti vengono bene! Sono sicura che con lei sarà ancora bellissimo. Saluti a presto
AnnaMaria Sanguigni
Io pero’ non sono d’accordo sul sentirsi inadeguato. Se uno ha una propria opinione e pensa che valga la pena condividerla, perche’ dovrebbe sentirsi inadeguato? Lo scopo della Rete e’ soprattutto mettere in comunicazione. Io ti ho conosciuto grazie a questo blog, Remo. Oggi mi piace pensare che siamo amici, con te non si puo’ e non si deve sentirsi inadeguati perche’ sai ascoltare. Quindi, se si ha qualcosa da dire, la si dica. Cosi’ la penso, io.
ci conosceremo a bologna, cara angela, buone cose
agli altri che han commentato sopra: non penso d’ver nulla di furbo da dire, se non che (mi ripeto) apprezzo chi si sente inadeguato.
anche se tra letteratura e giornalismo i nessi sonpochi, io ai miei giornalisti dico sempre: il giorno in cui cominciate a sentirvi bravi siete fottuti.
ecco, vale anche per la scrittura.
però guai a sentirsi una chiavica, bisogna ribellarsi a questa percezione,e imparare a raccontare storie,
questione di tecnica: si può, non sempre ma si può.
il problema, poi, divemta aver qualcosa da raccontare.
Carissimo,
io non La conosco ma mi permetto già di chiamarLa così, perché Lei ha un modo di comunicare che assomiglia molto al mio e nel quale mi trovo perfettamente a mio agio.
Ci conosceremo a Bologna, alla fine di maggio. Inutile dire che a me piace scrivere, lo faccio da pochissimo ma ogni volta per me è un’emozione (mi batte forte il cuore anche ora che Le sto scrivendo).
Ragion per cui, sarò molto felice di conoscerLa personalmente.
A presto. Angela
E’ interessate quello di cui scrivi. E’ questo il bello del web 2.0. Tutti possono fingere tutto. Io potrei fingere di essere un astrofisico nucleare e un filosofo del diciannovesimo secolo allo stesso momento.
Bello…
Scrivo per ritrovarmi, per capire…
sto perdendo i miei sensi di colpa legati alla mia terza media… e sono felice per questo!
Auguri a chi scrive!
Cara Simonetta,
mi ha colpito molto la frase “infangare con la mia ignoranza”, anch’io mi sento, sono ignorante di tante cose, a volte mi dico che non si può conoscere tutto tanto per giustificare questa mancanza, il più delle volte però mi adopero per cercare di colmarla, però ecco non direi infangare, direi soltanto inadeguata.
Ciao Lucia
per comprendere il post successivo, sono tornata qui.
questo post mi faceva male. e me lo fa ancora.
non avevo letto il commento di lucia.
io ti leggo e fuggo via.
in genere difficilmente lascio traccia. a volte penso per rispetto, ché non voglio infangare con la mia ignoranza, ma spesso non so che dire, per quell’immagine della parola che ho di me: inadeguata.
non riesco a sorriderne di questo. lascio andare avanti.
cito:…Quel qualcosa d’altro che va dallo sguardo dentro e fuori da se stessi, dalla ricerca non solo della parola ma anche dell’interrogarsi costantemente sulle cose, sulla vita, bisogna mischiarsi nel dolore e nella gioia degli altri e scavare a fondo nel proprio dolore e nella propria gioia e ancora non basta…
condivido appieno, il pensiero di lucia. l’immagine rende ignoto il contenuto. il contenuto dello stesso essere. e forse, deturpa il suo profondo. e si va a fondo, ché ci si affoga nella superficialità.
mai nascosta, forse è questo il mio problema.
non conosco gli scrittori che hai citato. non conosco tante cose.
amo gli animali, più di me.
grazie
simonetta
E’ vero molti che pubblicano sono insegnanti, giornalisti, studenti quindi persone con una certa preparazione culturale, e se vogliamo è anche normale o forse più facile per questo persone avere dimistichezza con la scrittura. Però io penso non basti, cioè oltre alla preparazione ci vuole qualcosa d’altro. Nella scrittura tutto può aiutare, le tecniche, il bagaglio culturale, la lettura, la determinazione al fare, l’impegno, ma ci vuole anche qualcosa d’altro.
Quel qualcosa d’altro che va dallo sguardo dentro e fuori da se stessi, dalla ricerca non solo della parola ma anche dell’interrogarsi costantemente sulle cose, sulla vita, bisogna mischiarsi nel dolore e nella gioia degli altri e scavare a fondo nel proprio dolore e nella propria gioia e ancora non basta.
Secondo me oggi c’è un equivoco che forse la rete ha potenziato: è più importante lo scrittore che lo scritto. Bisognerebbe che lo scrittore si facesse da parte e lasciasse che i suoi libri parlassero. Ma è un’utopia: se non sei visibile come scrittore non sono visibili nepure i tuoi libri. Poi certo in rete, ma anche fuori della rete, chi ha scritto una qualsiasi cosa, fosse anche uno sbadiglio, si crede perlomeno bravo, ma d’altra parte se uno si credesse mediocre o pessimo scrittore scriverebbe? Credo ci vorrebbe a volte soltanto un po’ più di umiltà, un po’ più di senso critico e più lavoro, e capire che nella scrittura non si è mai arrivati che c’è sempre qualcosa di più e di meglio da imparare e da fare, e che la pubblicazione è l’ultima cosa a cui pensare, prima bisogna fare.
Ciao Lucia
Mi trovo molto d’accordo. La gente tende a sembrare più di quello che è, ma non solo in rete purtroppo. Nella realtà sarebbe più facile smascherarli, ma non sempre lo si fa. Non è il mondo dove l’apparire è più importante dell’essere?
Ciao, sempre bello leggerti
Giulia
Ah ah, ecco perché non intervengo quasi mai nei post “letterari”, mi sento inadeguata :-) Una cosa che penso io è che mi piacciono le persone che hanno voglia di raccontare storie, di narrare, prima ancora e indipendentemente dalla preoccupazione di pubblicare. Per questo mi piacevano i blog, e il loro declino mi rattrista perché penso: “Finita qui? Ci si è stancati di raccontare, forse perché non “frutta”?”.
Del resto i nostri nonni, che spesso erano/sono dei grandi narratori, mica si fanno pagare per i loro racconti di vita vera! Eppure alcuni appassionano più dei romanzi.
Sono d’accordo su tante cose, direi su tutte :)
ciao Remo
Un’altra bella lezione, oggi. Come sempre, da te. Come sempre, grazie, Remo.
Bella figuraccia quel tipo!
Ciao Remo, penso tu sia l’unico maestro di scrittura a non farsi pagare! E questa è una grande cosa, non solo perchè gli allievi risparmiano, ma rivela una tua grande qualità, quella dell’umiltà… Uno appena ha un blog e scrive qualche stronzata pensa di essere scrittore e di poter dar lezione… Un abbraccio. Sandra