Queste parole di Pasolini fecero discutere e, ogni tanto (non tanto tanto, per la verità) vengono rispolverate, non so con quanta convinzione. E comunque: io, il vecchio blog, che ora è scomparso, l’avevo iniziato proprio così.
Il tipo di persone che amo di gran lunga di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Ma non ci metta della retorica in questa mia affermazione: non lo dico per retorica, lo dico perché la cultura piccolo-borghese è qualcosa che porta sempre della corruzione, delle impurezze, mentre un analfabeta, uno che ha fatto solo i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi la si ritrova ad un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.
Pasolini (intervistato da Enzo Biagi nel 1972)
“La scuola ci ha insegnato i grandi pensatori e i loro pensieri; le persone senza cultura, o con una cultura empirica, invece pensano.
Un vecchio pescatore, un vecchio contadino, un vecchio cibattino: io darei loro le chiavi della mia città e del’Italia ma non perché vecchi: perché contadini, pescatori, ciabattini; di sicuro farebbero cose di buon senso…”
Anche io riprendo questa frase che mi piace molto e che mi ha profondamente colpita. Anche se la scuola ritengo che dovrebbe avere il compito principale di insegnare a pensare, credo anch’io che ci sia una saggezza di vivere da chi non è “contaminato” che lascia a bocca aperta, per sintesi di saggezza, quella vera e vissuta sulla pelle.
Tuttavia, continuo a credere che sapere sia un’arma fondamentale per non soccombere, tanto che anche marinai, contadini, ciabattini e operai, sanno tantissime cose che i più non hanno mai nemmeno sentito nominare. E’ la capacità di elaborazione del sapere purtroppo che spesso scarseggia, nelle scuole, nel lavoro, ovunque.
Spero di vederti a fine mese Remo.
Buona giornata:)
Remo, non sono così convinto che il termine “semplice” fosse in Pasolini come lo tratteggi tu. C’è quel conflitto analfabeti/borghesi che mi pare troppo estremizzato in Pasolini.
sulromanzo, Pasolini afferma di amare le persone assolutamente semplici.
quando uno è arrogante, maleducato, presuntuoso ed egoista è, appunto, arrogante, maleducato, presuntuoso ed egoista.
aggettivi di segno contrario a semplice.
Non mi ha mai troppo convinto questo passaggio del caro Pasolini. Vivo il 99% delle mie relazioni fuori dalla rete con persone che hanno fatto la terza media massimo. Ci sono persone che ritengo di una certa delicatezza interiore ed educate, ma non poche mi sembrano né più né meno come gli uomini della caverna: presunzione, arroganza, egoismo, maleducazione. Io tutta questa grazia delle persone semplici non la vedo. Vedo semmai maggior semplicità, una brusca essenzialità negli scambi dialettici, con aspetti talvolta ironici talora di una saggezza ingenua di cui non hanno neppure coscienza.
Le mie parole sembrano io/loro, certo che è così. Indubbiamente. Non mi sento migliore, mi sento tuttavia diverso, non attaccato alle piccole guerre egoistiche di tante persone, verso il vicino, verso il parente, verso il collega di lavoro.
Osservo tanta furbizia dilagante negli ultimi tempi.
Il fatto che la piccola borghesia lo possa fare maneggiando più denaro non cambia la sostanza, se non nel caso in cui vi siano responsabilità magari istituzionali e quindi a danno dei più deboli.
Ho come l’impressione che questa visione manichea fra cittadini “analfabeti” e borghesi sia una battaglia/questione che non abbia più senso. Se democrazia deve essere allora si punti a riflettere sui principi che muovono le menti delle persone, non sulle categorie che oramai trovano il tempo che trovano.
Il mondo è cambiato, come sosteneva Pasolini a dire il vero, scrutarlo con le vecchie retoriche significa secondo me non capirlo. Ma ovviamente mi potrei sbagliare. Impressioni.
ma certo cara cristina.
sai, i libri son qualcosa di irrinunciabile, come la musica, come l’aria e il mare.
insegnano.
ma io l’umanità, quella vera, l’ho incontrata proprio dove non c’è cultura e non ci son libri.
se avrò tempo e voglia racconterò qualcosa, stasera o stanotte, in un post.
ciao cristina
“La scuola ci ha insegnato i grandi pensatori e i loro pensieri; le persone senza cultura, o con una cultura empirica, invece pensano.
Un vecchio pescatore, un vecchio contadino, un vecchio cibattino: io darei loro le chiavi della mia città e del’Italia ma non perché vecchi: perché contadini, pescatori, ciabattini; di sicuro farebbero cose di buon senso…”
mi permetti di riportarlo su fb?
ciao.
Io credo invece che la cultura media sia corruttrice: quel che noi impariamo diventa un sapere che contempla arroganza e non porsi domande.
E se io ripenso alla mia vita penso che il posto dove si affrontavano ceti argomenti senza sovrastrutture era la fabbrica (non sempre certo).
La scuola ci ha insegnato i grandi pensatori e i loro pensieri; le persone senza cultura, o con una cultura empirica, invece pensano.
UN vecchio pescatore, un vecchio contadino, un vecchio cibattino: io darei loro le chiavi della mia città e del’Italia ma non perché vecchi: perché contadini, pescatori, ciabattini; di sicuro farebbero cose di buon senso, di sicuro sarebbero meglio di me
Su Pasolini.
A differenza di tanti intellettuali diu sinistra che oggi straparlano lui, almeno, sapeva davvero cosa fosse la strada.
ciao valter
Di tutte le cose rimaste a metà verrebbe da dire: meglio non ci fossero state.
Ma lo sforzo di emancipazione merita più dell’inerzia.
Pasolini confondeva l’ignoranza con l’innocenza, come tutti i romantici, e aveva un culto per l’infanzia notoriamente malsano. Esteticamente può aver ragione, moralmente no. A parte l’argomento “ad personam”, ce n’è uno più serio.
L’Eden prima della storia è territorio del mito: Pasolini, da marxista, ne ha fatto un luogo sociale per poi constatarne l’inevitabile corruzione. Ma non era nemmeno un marxista conseguente: se no avrebbe creduto nel riscatto dopo la caduta.
Con tutte le sue contraddizioni, è l’intellettuale nitaliano che nho amato di più, ma ha lasciato un’eredità molto ambigua.
Pasolini non aveva torto.
A proposito, ricordo che Enzo Biagi intervistò Giuseppe Fava una settimana prima che fosse ucciso. Segnalo una interessante iniziativa editoriale:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/antimafia-a-fumetti/2125862&ref=hpsp
Credo facciano bene a sperimentare, la creatività aiuta a mantenere la memoria e un catanese come me, rimasto orfano di un intellettuale a tutto tondo come Fava, non può che applaudire.