UNO.
Ha scritto tanti bei libri, gli ultimi due, nell’ordine di tempo, sono: Non ti voglio vicino, edito da Frassinelli, e Davi, edito da Senzapatria.
Sono contento di essere amico di Barbara Garlaschelli, che oggi mi ospita nel suo blog (e, su Bastardo Posto, Barbara scrive
è una brutta storia di provincia, di dolore, omertà e amore. Nessuno vince, in questo romanzo, e la giustizia non trionfa. Forse è per questo che, leggerlo, fa anche male.
In una scrittura dolente e poetica, Remo Bassini disegna personaggi che restano nella testa, anche molto dopo aver chiuso il libro.)
Ringrazio Barbara per aver scritto che a leggere Bastardo posto ci si fa male: io mi son fatto male, scrivendolo.
DUE.
Arriva una nuova casa editrice, e il mio amico Antonio Consoli spiega (su mio invito) come saranno i primi passi.
Valjean Edizioni è una micro casa editrice da combattimento, come amiamo definirla da queste parti. E’ nata nel luglio del 2010 e il suo piano editoriale prevede la pubblicazione di tre libri cartacei entro il 2011 – 2012. Ma Valjean è una casa editrice ibrida. I suoi libri vivranno anche in versione digitale, vivranno nella rete e si nutriranno di essa. Pur non avendo reclusioni o barriere di sorta, prediligeremo le narrazioni che siano in grado di raccontare il presente in tutte le sue declinazioni. Cerchiamo autori sensibili, appassionati, impegnati. Vogliamo scritture che costringano il lettore a riflettere e a porsi delle domande.
Tre le collane principali, dalla narrativa italiana e francese contemporanea alla saggistica. E un progetto di rivista che si concretizzerà entro i primi mesi del 2011.
L’indirizzo della casa editrice è:
http://valjean.it.
TRE.
Trent’anni dopo, avevo 23 anni la prima volta, mi ritrovo a fare il papà (preferisco babbo). Federico Libero, che ha dieci mesi, proprio in questi giorni comincia a camminare, seppure col supporto di una mano. Barcollando, riesce anche a fare due metri da solo. Per ora è cascata solo tre volte, o quattro.
Comunque.
Federico Libero mi ha fatto ricordare le canzoncine dimenticate: me le cantavano da piccolo e io poi le ho cantate ai miei fratelli, Silvia e Moreno, e a mia figlia Sonia.
Filastrocche che la mia mente aveva archiviato e che ora, invece, ha rispolverato.
questo è l’occhio bello
questo è tuo suo fratello
questa è la guancia bella
questa è sua sorella
(… poi basta, ché non mi ricordo più)
(questa invece dondolando il bimbo)
staccia minaccia
domani si fa la ciaccia
la ciaccia del bubù
prendi federicolibero e buttalo giù
oggi me ne sono ricordata un’altra
Din don domani è festa si mangia la minestra
la minestra non mi piace si mangia pane e brace
la brace è troppo nera si mangia pane e pera
la pera è troppo bianca si mangia pane e panca
la panca è troppo dura… si va a letto addirittura