La malvagità dell’indole umana pervade il romanzo, le tenebre ne sono una puntuale e appuntita metafora. Così come il manichino nudo e senza sesso, l’unico che non distoglie mai lo sguardo dalla strada. Niente sesso, niente bassezze umane, niente coscienza: l’unico modo per sopravvivere in un bastardo posto.Negli edifici sotto il portico ci sono le crepe nei muri; crepe che sanno di lenta logorazione ma che uniscono gli edifici e le loro storie come vecchie ferite. Qual è la partenza e quale l’arrivo, si chiede Limara, che non lo saprà mai. I personaggi feriti si muovono in atmosfere surreali, di notte sotto le crepe, feriti come i muri per vergogna, per paura, per amore, ma non solo.
Un passo della recensione, di Silvia Agogeri, apparsa su Argo.
E buone cose
Ho appena acquistato Bastardo posto, lo leggerò molto volentieri e, se posso, ti dirò il mio parere. Un saluto cordiale, Annarita