11 pensieri su “I consigli di Mozzi

  1. @ ferrognudo: non tutti possono scrivere pensando di pubblicare poiché non sono all’altezza, questo lo accetterei volentieri come consiglio, ma perché vorresti impedire di scrivere a chi ne ha il desiderio o una pura necessità interiore, una voglia di scrivere punto e basta?. Sono sparsi in rete moltissimi blogs di persone che semplicemente scrivono racconti o poesie o altro con il solo scopo di condividere con qualche lettore le proprie emozioni senza nessuna pretesa a parte il minimo rispetto invece trovo dappertutto qualcuno che ti dice:- ma cosa scrivi a fare, smettila che è meglio per l’umanità, lascialo fare a me che sono un’artista.-
    In questo post ho letto alcuni consigli per la scrittura , un tipo o stile di scrittura chiaramente, un decalogo ma non è la legge di Mosè scritta sulle tavole, non si è obbligati a seguirla pena l’inferno eterno.
    Chi esercita una qualsiasi arte o mestiere se vuole crescere dovrebbe avere sempre l’umiltà di accettare qualsiasi consiglio, poi spetterà a lui metterlo in pratica o meno a secondo del risultato che vorrà ottenere col suo lavoro.
    Io da trent’anni faccio il fornaio, ho ascoltato consigli da tutti, molti di essi hanno migliorato il mio lavoro, altri li ho scartati e di tutto questo ne ho fatto tesoro da tramandare a chi vorrà continuare nel mio stesso lavoro.

  2. Mozzi dice che è importante essere avvincenti.
    Posto che ogni narratore si sceglie, bene o male, un target, ovvero un certo pubblico, e siccome i gusti sono tanti, si da il caso che le persone, i lettori siano avvinti da vicende o stili molto diversi.
    C’e chi detestò l’Ulisse di Joyce perchè non ci capiva un accidenti.
    C’è ancora chi non comprende Gadda o Landolfi o D’Arrigo.
    C’è in giro, ora, che detesta Calvino, eppure a me, a tanti il Barone rampante parve molto “avvincente” e anche molte altre cose sue.
    Insomma, in poche parole, questi sono consigli generalizzanti che lasciano il tempo che trovano.
    Sono consigli, per me, in bianco e nero.
    La narrativa invece è cosparsa di bui, di colori, di grigi, di sperimenti, di tensioni, di grovigli e di calme piatte.
    Non si scrive per tutti.

  3. guardate che mozzi dice quel che già han detto Yates e Flannery O’Connor.
    grande contraddizione, semmai: sia Yates che Flannery O’Connor tenevano corsi di scrittura precisando che la scrittura non si insegna.
    lo penso anche io.
    e pure io faccio (saltuariamente, solo in cambio del rimborso spese) dei corsi: a modo mio.
    (sono abbastanza d’accordo con te, elena).

  4. l’ultimo mi sembra assai discutibile.
    (oltre ad esser argomentato da un pessimo esempio)
    se, poi, diciamo che – una bella giornata di aprile – è solo “meteorologia”…

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