In questi giorni grigi di semilockdown mi è successo, chissà perché, di ripensare a lui.
Sarà stato il 1984, forse il 1985.
Lo incontravo sul treno che portava da Vercelli a Torino, dove frequentavo Lettere. Lui, probabilmente, era salito prima, forse a Novara. Avrà avuto cinquant’anni. Espressione imbronciata, non parlava con nessuno e non guardava nessuno. Ma ogni tanto, guardando fuori dal finestrino, parlava. A voce alta. Voleva farsi sentire.
Non vedo l’ora di andare in pensione e poi… e poi addio banca. Me ne vado in Sicilia, compro una barca, vado a pescare tutto il giorno. Mi basteranno 10mila lire al giorno, per vivere. Diecimilalire…
Gliel’avrò sentito dire tre, quattro volte. (Di giorno studiavo e di notte lavoravo, allora, facevo il portiere di notte. Non ricordo, ma mi sembra che la mia busta paga si aggirasse sulle 400mila lire).
Penso che quell’uomo in Sicilia ci sia andato. Forse è ancora lì.