Vorrei essere uno scrittore famoso, ecco perché

Sincero, sincero, sincero. Vorrei diventare, barra essere, uno scrittore famoso.

Lo fossi, famoso, non farei più presentazioni, né spaccherei le balle al prossimo con copertine, recensioni o altro sulla mia pagina facebook. Che mi piacerebbe tanto salutare…

Ma non farei la figa, mai e poi mai. Giuro.

Vuoi scrivermi una mail per parlare del mio libro? Io, scrittore famoso, ti risponderò.

Vuoi chiedermi consigli? Ti risponderò.

Vuoi che legga qualcosa di tuo? È cosa che faccio già adesso. Ti dico: mandami una sinossi e il primo capitolo, appena posso leggo. Poi risentiamoci. Mi spiace di non poter leggere tutto, ho poco tempo per leggere, lavorare, vivere.

Vuoi che ci vediamo con altre cinque sei sette massimo dieci persone in un bar per discutere di un mio libro e di scrittura? Va bene.

Vuoi che venga a dire il poco che so, sempre di scrittura, in una scuola, in un carcere, in un circolo? Certo che vengo.

Vuoi che faccia un corso gratuito, dal vivo oppure on line, per raccontare le poche cose che so sulla scrittura e sull’editoria? Organizziamoci.

Parentesi sulle presentazioni. Di tante, ho dei bei ricordi. E poi vanno fatte: è un modo di ripagare, vendendo qualche copia, soprattutto piccoli e seri editori che hanno creduto e investito in te.

E comunque.

Non sono diventato famoso, non lo diventerò. Farò ancora qualche presentazionie del mio ultimo libro (La suora, Golem Edizioni) e ne darò notizia sulla mia pagina facebook.

Ma – famoso o non famoso – la voglia di scrivere, e non era mai successo, sta andando via.

Da giorni ho in mente un giallo da due, tre soldi. Se scrivo vivo meglio (è una vecchia storia questa, magari la racconterò) ma ora come ora preferisco non scrivere. Anche di questo dirò, forse. O forse no.

Scrivere. Serino. Mi guardo indietro

Sulla sua pagina facebook lo scrittore e critico Gian Paolo Serino ha scritto:

A me “quelli” della letteratura m’hanno un pochino rotto il cazzo. Vivono in un sistema editoriale che credono uno “star system” e non se li fila nessuno. Credo che gli scrittori davvero meritino che in Italia non legga quasi nessuno. Non li compra nessuno e continuano a vendersi a tutti. Questo è il vero problema: in Italia, nessuno vive e pensa che la Letteratura debba essere rock.

Io ho scritto questo commento.

Pubblicare, non pubblicare, vendere 500 copie, 5000 copie oppure nessuna. Cambia poco. Mi guardo indietro, contento solo di non aver fatto parte di gruppi o sottogruppi, di aver scribacchiato. Ecco sì, scrivere, se non hai voglia di pregare o di angosciarti scrivi, mi son detto, da sempre. Il mondo editoriale una volta mi interessava, ora non più. Fa schifo? Non lo so. Ma se fa schifo oggi mi sa tanto che faceva schifo anche vent’anni fa. Che poi, stringi stringi: se non ti cacano, fa schifo, altrimenti…