Il bar senza nome oppure L’elemento magico?

Ho sempre scritto improvvisando.

Le migliori idee vengono scrivendo, diceva Tondelli.

In genere, la maggior parte dei miei libri hanno una prima versione, che è incompleta, scritta di fretta. Poi una seconda, una terza: il libro diventa libro.

Poi bado alla forma solo quando arriva l’editing.

A volte ho scritto – ed è stato bello, credetemi – mettendo su carta quello che la mia mente vedeva senza sapere che seguito che dinamica che strada avrebbero percorso i personagge le cose intraviste, avvolta nella nebbia. Strade buie che poi si illuminavano.

Il libro che sto scrivendo è cosa diversa.

Ho iniziato più volte, con una indecisione: scrivo dei racconti oppure un libro che contiene sei sette otto storie?

Ho provato entrambe le strade, e sono arrivato a una conclusione: una storia non è un racconto, una storia è una storia.

Così è successo che, per la prima volta, ho fatto una scaletta. Con gli avvenimenti e anche con le storie – alcune difficili da credere, alcune vere, alcune no – che arrivano in un bar di periferia, frequentato da ragazzi figli della povertà ma anche da persone che vivono poerseguitate dai loro fantasmi.

Una scrittura più lenta rispetto ai libri precedenti, vedremo.

Titoli provvisori, per ora.

Il bar senza nome.

Oppure L’elemento magico.

Nessuno dei due mi convince, ma tant’è: dovessi scrivere come un forsennato per due giorni e chiudere in due giorni sceglierei uno dei due titoli.

Per adesso lavoro su due cose: il primo capitolo e la scaletta, ancora non definita. Magari lascerò delle finestre parte, dove improvvisare.

Le migliori idee vengono scrivendo? Sto cambiando registro: le migliori idee vengono pensando, magari mentre cammino la sera, a spasso con il cane…