Caro bollette, libri e tempi bui

Rimediare al caro-bollette (pago il doppio, rispetto a un anno fa).
Prima cosa: ho cambiato gestore.
Anche assicurazione dell’auto, probabilmente, visto che la uso poco e niente, potrei passare a una che costa la metà.
Poi. Disdettato Dazn e ridotto al minimo sky (12 al mese).
Ci son cose a cui non riesco e non voglio rinunciare: le colazioni al bar con mio figlio quando non va a scuola (ama i cannoli alla ricotta), il tabacco per la pipa (35 a settimana), un paio di caffè al giorno anche tre (prezzi variabili: 1,20, 1,10 e quelli che ancora mantengono il prezzo a 1; in genere vado dove capita, ma fa bene chi ci guarda anche al caro-caffè), la pizza una volta a settimana, integratori vari (uno soprattutto, costoso, ma efficace: niente più cortisone e ibuprofene, che assumevo dopo la seconda dose), i viaggi a Cortona con cena in trattoria (tre, quattro volte l’anno), le ferie al mare (Puglia o Maremma), la spesa per il cibo, che deve essere di qualità, possibilmente bio.
Per vestire non ho mai speso troppo, eccezion fatta per biancheria intima e camicie. Da una vita vado in giro con pantaloni, per lo più di velluto e giubbe stazzonati.

A certe cose di qualità non si deve mai rinunciare. Quando ero piccolo, e lavorava solo mio padre, mi prendevano sempre scarpe belle e costose. Il piede deve stare bene, e poi quelle che costano meno devi cambiarle più spesso, mi dicevano i miei vecchi allora giovani.
La prima volta che conobbi Luisito Bianchi mi mostrò con orgoglio le sue scarpe. Sembravano nuove. Mi disse: «Me le ha regalate padre Escarré trent’anni fa. Le passo tutti i giorni con lo straccio, ogni tanto le porto dal calzolaio. Purtroppo stiamo perdendo tante buone abitudini, come la manualità».
Lui viveva con 600 euro al mese. I proventi dei suoi libri li inviava alle missioni.
Luisito Bianchi, lo scrittore e anche prete (che non volle mai lo stipendio da prete), autore di tanti bei libri: La messa dell’uomo disarmato è, credo, il più bello.


Ci sarebbero poi i libri, mi piace andare in libreria, ma era un’uscita che superava il tabacco. Ci sono due opzioni-risparmio: leggere quelli comperati e non ancora letti oppure prenderne al mercatino dell’usato (qui a Vercelli una volta al mese). Su Amazon, preferisco di no, in prestito non mi garba: da quando ero ragazzo me i libri li porto sempre appresso.
(Poi ci sono i libri che recensisco sul blog che ho su Il fatto: in genere li ricevo omaggio, oppure in pdf. Ma volte li ho anche comperati…).
Due libri, comunque, da inizio anno li ho acquistati. Mi piace andare in libreria, cercare libri di autori di cui nessuna parla, sfogliarli. Fino a poco tempo fa uscivo sempre con qualcosa. L’anno scorso ai primi di gennaio ne avevo acquistati sei-sette da un mio amico libraio…
E comunque, non mi sento in colpa: perché di libri ne ho sempre comperati e tanti, e tanti ne ho regalati.
Poi. Ho insegnato a mio figlio a non lasciare luci accese inutilmente. Insomma, non ci fosse il caro bollette riuscirei anche, facendo così, a mettere qualcosa da parte. Il mio vecchio, 95 anni, 1000 al mese di pensione, dice che lui da parte mette sempre qualcosa, che non si sa mai cosa può capitare.
C’era anche uno scrittore di testi teatrali, Osborne (magari qualcuno avrà visto o letto “Ricorda con rabbia”) che una volta diventato ricco e famoso mantenne l’abitudine di conservare qualche monetina per i tempi bui. Che son sempre dietro l’angolo, dice il mio vecchio, ma io me ne dimentico spesso.

Mia madre mi diceva sempre: «Bisogna sempre guardare chi sta peggio di noi»:
Aveva dieci dodici frasi che usava ripetermi e che io non sopportavo.
Però è un dato da fatto: chi sta paggio di me c’è, e sono tanti; vedo sempre gente che staziona davanti alla sede della Caritas, davanti a casa mia. Non solo nomadi, e venuti da chissà dove. Anche gente che fino a qualche anno fa se la cavava. Mesi fa (tempi di lockdown) ho visto una persona che conosco chiedere l’elemosina. Ho guardato altrove.
C’è tanta gente che vive con poco, ma poco poco.

Non posso lamentarmi io. La mia pipa Dunhill sta tirando gli ultimi. Un’altra nuova costerebbe troppo, sui 600. Ho optato per una Paronelli da 150, non sarà una Dunhill ma in tempi di caro bollette è comunque una pipa che il suo dovere lo fa.

Di scritture, gatti, vendite, corsi eccetera

Non è ancora luna di notte, ancora due ore, quindi, prima di andare a dormire (prima dovrò dare i croccantini al gatto: alle tre miagola, sa che andrò a dormire e quindi devo provvedere a lui. E’ rosso, si chiama Ares. Il gatto precedente, Miomiou aveva un’altra abitudine: alle 3 dovevo farlo uscire in strada, per le sue ore di libertà. Rientrava sempore, affamatissimo, verso le 6 le 7).
Oggi ho scritto, ma non sono andato avanti con il romanzo. Mi è venuto in mente un racconto e così, per un’ora e mezzo, ho scritto 4mila battute.
Poi ho lavorato (intervista a un calciatore della Pro Vercelli, Gianmario Comi, e qualcuno volesse leggerla è QUI) poi ho preparato una scaletta per le cose da dire alla presentazione del mio corso di scrittura giovedì, alla Biblioteca di Santhià. Leggi qui.
(Ho anche ritrovato una vecchia intervista del 2014, in cui presentavo un mio corso all’Università popolare di Vercelli. Non ricordavo cosa dissi. LEGGI QUI).

E poi mi sono concesso mezzora di cazzeggio su amazon dove ho visto le vendite dei miei libri.
Segnali positivi da La suora (Golem, dicembre 2021).
72,389 e-book
18,882 book (ieri a 48,378)

Segnali positivi anche da La la donna di picche (Fanucci, maggio 2019)
e-book  201,072
book 19,044 (anche qui, meglio di ieri: 49,016)

E da La donna che parlava con i morti (Il vento antico, 2019, versione riveduta e corretta del libro Newton Compton 2008).
e-book 238,091
book 63,926

Non si sono mosse invece le vendite (questo da tempo; di Forse non morirò di giovedì (Golem, febbraio 2021) l’unico mio libro che mi ha visto arrivare primo a un premio letterario (Cattolica)
e-book 222,598
book 443,138

E non ci sono segnali positivi per Il bar delle voci rubate (I buoni cugini, novembre 2019) che uscì poco prima del lockdown: In tempo per una sola presentazione. Anche questo libro è una versione riveduta e corretta de Il bar delle voci rubate, il primo libro pubblicato nel lontanissimo 2002 (edizioni giornale La Sesia)
Solo la versione cartacea: 776,983

Il fatto che si sia mossa qualche vendita per La suora ha una spiegazione: la recente recensione su Art a part of cult(ure) di Isabella Moroni (LEGGI QUI) e gli articoli sui giornali online e cartacei che, in questi giorni parlano del corso che farò a Santhià. Non mi spiego la piccola impennata per La donna di picche, un libro che non è andato bene come speravo, ma è comunque un’impennata che mi fa piacere. Le piccole resurrezioni dei libri dimenticati….