A corto di parole. Anche per una sorta di pudore, ché magari mi metto a scrivere una cosa e poi mi vien (diciamo) da ridere per quanto poco importante sia quel che ho scritto.
Mi vien da ridere, ho scritto. Da piangere no, perché… non lo conoscevo così bene. La mia età, anzi due anni in meno. L’ultima e unica volta che l’ho visto sembrava spensierato. Macché: per sua moglie e per i suoi figli sapeva di avere i giorni contati.
Mi vergogno, insomma, a scrivere di libri.
Certo, la vita continua, c’è il momento per ridere e quello per piangere e quello per lottare.
Gli adulti sanno.
Io guardo mio figlio, il mio secondo figlio, Federico Libero, undici mesi.
Starebbe per delle ore a guardare l’acqua che zampilla da una fontana.
La vede e dice “oh”, e non batte ciglio.
E costringe pure me a guardare i giochi dell’acqua che sale verso il cielo, “oh”, e ridiscende e fa rumore, “oh”.
Rivedo qualcosa che avevo dimenticato, e risento quanto dolce sia ascoltare, per minuti e minuti, il “suono” dell’acqua.
Se la fontana non va Federico Libero piange.
Certo, diventerà adulto. Capirà. Ma ha ragione lui.
anche a me succedeva con i miei figli.
mi hanno insegnato tante cose.
anche a sperare.
ciao
auguri a te e ai tuoi cari.
Quando i miei figli erano piccoli non mi stancavo mai di osservarli mentre giocavano coi lego o altro.
La serietà e la concentrazione che ci mette un bambino in ogni attività che fa non è paragonabile a quella di noi adulti, che mentre facciamo una cosa pensiamo a quello che dovremo fare dopo o a quello che abbbiamo fatto prima.
Forse perchè il bambino vive solo nel presente, non avendo ancora un passato da ricordare e non essendo consapevole che ci sarà un futuro.
ha sempre ragione lui :)
un abbraccio d’auguri.