Ci son giorni, anche belli perché oggi è un giorno bello, che sanno di morte.
I morti ci chiamano, si sa, anche quelli che non si conoscono.
E’ morto mio cognato, mi dice al risveglio la voce (che sa di pianto) di un amico.
Dovevamo vederci per lavoro, io e questo amico: appuntamento disdetto.
Mi racconterà.
In redazione, poi, ne arrivano di notizie sui morti: da farci un trafiletto, o una notizia. Son tempi, questi, in cui si muore troppo facilmente da giovani: inceneritori, nucleare, smog, prodotti chimici usati in agricolutra, chi è il colpevole?
Che ci stiano avvelenando è fuori di dubbio. La Pianura padana è messa malissimo, l’Italia è messa male, tutto il mondo è messo male: la ditatura dell’economia fa il cazzo e i danni che vuole. L’importante è fare soldi.
Comunque. E’ morto un uomo di 39 anni. Ucciso dalla malattia bastarda, un tumore. Lascia un figlio di pochi anni e uno più piccolo, di un anno e mezzo.
Cazzo.
Poi anche la posta elettronica ci si mette: una cara amica blogger mi dice che una comune amica, blogger pure lei, ha perso il fidanzato.
La conosco bene questa blogger, che da oggi è rimasta sola: una ragazza bella, solare.
Un giorno di morte insomma, ché quelle che vedi in tv o leggi sul giornale ti sembrano lontane, vere ma comunque lontane.
Vado a fare un giro, ora. Quando ci sono i giorni che sanno di morte non resta che camminare, pensando a camminare.
PS E li ho cestinati altri post che parlavano di cose di editoria e d’altro. Non avevano senso, oggi. E penso che ci stanno avvelenando, ma sanno che tanto noi ci acconteremo di scandali e di scandalizzarci.