incontri

Giorni fa, alla presentazione del mio libro alla libreria Centofiori di Milano ho rivisto un’amica che non vedevo da vent’anni. Me la sono ritrovata tra il pubblico, in fondo alla sala (gremita, a volte, ma è raro, le mie presentazione sono così, gremite; per lo più son “scarne”, comunque).
Poi, alla fine, abbiamo parlato: pochi minuti
povera amica che narravi dieci anni in poche frasi e io in un solo saluto…
(ora però siamo in contato: su facebook).
Con Monica e altre tre persone, tutti giovani, era il 1991, avevamo costituito un gruppo teatrale, e io mi volevo cimentare nella regia, così alla buona (io, come regista, valgo nulla; ma avevo un’esperienza interrotta, in carcere, e ci tenevo a riprovare). Ci trovavamo nella grande cantina di una birreria che ora non c’è più, tre sere a settimana. Lavoravamo su Non si sa come di Pirandello, un testo che a me piaceva tantissimo.
Andò tutto a puttane: litigammo per delle stronzate che faccio fatica a ricordare, ci lasciammo, ma senza rancori.
Poche ore fa ho rivisto Lorenzo, anche lui, vent’anni dopo, anche lui, come Monica, faceva parte di quel gruppo che voleva fare un po’ di teatro.
Lorenzo, stamattina, mi ha presentato sua moglie, che stava allattando: un esserino di tre mesi. Lorenzo mi fa, Ha un problema, il 17 deve essere operato.
E ha trattenuto una lacrima, o forse no, mica l’ha trattenuta.
Sai che ho rivisto Monica pochi giorni fa?, ho detto io, per sdrammatizzare.
Lui si è girato verso la moglie, dicendole, Monica faceva teatro con noi, te l’ho raccontato…
In bocca al lupo per tutto, gli ho detto, ché avevo fretta.
Mi ha sorriso, preoccupato, mordendosi il labbro.
Vedrai che andrà tutto bene, gli ho detto.
Lui mi ha sorriso, come sorridono le persone felici. E non me l’aspettavo, io, quel sorriso. E poi ho visto che la moglie ha guardato prima il bimbo e poi lui, raggiante.
La vita che corre, quanto corre la vita.