racconti

Ci sono buone possibilità (credo tante) che un mio racconto lungo, intitolato Lingua macabra, divenga un cortometraggio e, anche, un prodotto carteceo prodotto da una gran bella casa editrice, la Marcos y marcos.
Il progetto, che si chiama Milano Noir, vede coinvolti otto registi e otto scrittori…
Se volete, trovate tutto qui
e qui.
Allora, Lingua macabra. L’ho scritto la scorsa estate, al mare, a Castiglione della Pescaia, durante le ferie.
A me piace il mare, certo, ma non la spiaggia affollata. Però, prendere o lasciare, io ho due settimane di ferie ad agosto e una durante l’anno. Con le spiagge affollate io mi rifugio sempre in un bagno attrezzato con bar attrezzato, così mi piazzo a un tavolino, se c’è una presa per il pc tanto meglio, e passo le mie giornate a scrivere, leggere, bere caffè, fumare il toscano facendo sbuffarele signore che odiano il sigaro.
La scorsa estate dovevo scrivere due cose.
Senza voglia.
Dovevo, in primo luogo, scrivere un racconto di almeno 50mila battiute per l’editore Senzapatria. E in testa non avevo niente. Fortuna che avevo messo da parte un racconto, di 20mila battute.
La storia di questo racconto è (per me) carina. Mesi prima avevo ricevuto una mail. Una gentile ragazza mi invitava a scrivere un racconto da inserire in un’antologia. Le avevo detto di sì. E avevo scritto Il monastero della risaia, una via di mezzo tra un giallo e una farsa anticlericale. Era però successo questo. Quando aveva letto Il monastero della risaia la ragazza che mi aveva contattato aveva cominciato a farmi osservazioni… da maestrina. Dovresti fare così e questo non va bene, mi aveva scritto.
Non mi era mai successo con gli editor.
La ragazza editor non era, io però non ho la puzza sotto il naso; le sue osservazioni, però, non mi convicevano: e se non ne facciamo più nulla?, le scrissi.
Va bene, aveva detto lei.
Bene, lasciamoci così senza rancor avevo detto io.
Ad agosto, quindi, mi ritrovo a completare Il monastero della risaia.
Ma per scrivere non ho il tempo che vorrei, perché i tempi li detta il bambino, perché devo seguire anche i racconti a quattro mani, che faccio ogni anno qui sul blog, perché scrivo relazioni su relazioni agli editori del mio giornale: ci son problemi, grossi, e io guardando il mare vedo la redazione del giornale.
Mentre sto rivedendo e completando Il monastero della risaia mi arriva una mail: sono invitato a partecipare a un progetto, Milano Noir.
Sono invitato con altri scrittori: i nostri racconti però verranno selezionati da alcuni registi, e quindi potrebbe anche essere che si scriva per nulla.
Rispondo immediatamente di no.
Ho altro per la testa, poi conosco Milano, ma non così bene da ambientarci una storia.
Da ragazzo mi ero iscritto alla Statale, ogni tanto ci vado, o ai Navigli o in qualche libreria. O da qualche amico. Ma non conosco Milano comne conosco Torino.
Poi ci ripenso. E dico, Tentiamo.
E butto giù una prima stesura.
La seconda, quella inviata in lettura, la riscrivo a settembre, dopo un paio di escurisioni a Milano (che dista da Vercelli 75 chilometri).
Un paio di mesi dopo ricevo la mail in cui mi dicono che il mio racconto è stato scelto.
Mi sa che anche l’estate che verrà sarà più o meno così. Scriverò racconti, un genere che mi sta appassionando.
Per ora mi limito a leggerne.
Il monastero della risaia, nel frattempo, è uscito. Fortuna che alla ragazza non fosse piaciuto. Oddio, magari aveva ragione lei.
E vedremo come va a finire Lingua macabra: io solitamente scrivo di notte, Lingua macabra sarebbe la prima cosa scritta da me sotto il cielo della Toscana, in pieno giorno, e in un bagno che non mi piaceva nemmeno tanto: preferisco quelli del Salento.