Guarda, quando finisce è finita e non resta niente, perciò io sto con Borges quando disse: Dopo la morte, verrà l’oblio, e molte teste di cazzo gli dicevano: Ma no, Maestro, dopo la sua morte resteranno i suoi libri. Lui li ascoltava e doveva pensare: guarda che branco di imbecilli! Perché lui alludeva all’oblio nel senso più ampio del termine, vale a dire: la Terra finirà, il Sole finirà, tutto finirà, l’oblio è un destino comune di tutto quanto, non solo degli esseri umani, e in questo senso gli scrittori latinoamericani che si pongono sempre questo obiettivo che sta fra il clericalismo e la vigliaccheria, be’, cercano di assicurarsi il pantheon post-mortem, e il modo migliore per farlo è diventare lo scrittore nazionale di un paese. Io invece credo nella povertà intrinseca dell’essere umano. Un animale come noi, provvisto di viscere e muscoli, pochi, ossa debolissime, privo di esoscheletro… avere lo scheletro dentro invece che fuori mi sembra una cazzata assoluta… Guarda, si muore ed è finita, fanculo, non credo nel pantheon degli uomini illustri, e non voglio essere lo scrittore nazionale di nessun posto, e in questo senso non mi hanno mai preoccupato la nazionalità o cose del genere. L’unica cosa di cui mi preoccupo quando scrivo è di salvaguardare una certa verosimiglianza negli idiomi che impiego.
Roberto Bolano (in un’intervista che potete leggere qui)
“Il diritto all’oblio è collocato tra i diritti inviolabili menzionati da quella norma dinamica che è l’art. 2 della Costituzione. E’ il diritto di un individuo ad essere dimenticato, o meglio, a non essere più ricordato.”
Quando mia madre si è dimenticata per la prima volta di farmi gli auguri di compleanno, ho sentito uno strano sollievo: ora sto prendendo in considerazione l’idea dell’oblio come dovere.
;)
πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός
tutto scorre come un fiume
Eraclito