La grande fuga: il titolo giusto

Succede di scrivere un libro e di sbagliare il titolo. Anni fa scrissi il giallo Vegan. le città di dio.

Avrei dovuto intitolarlo “La grande fuga”.

Un personaggio del libro scrive questa qua:

Stanno per sorgere tante nuove e piccole città, fuori dal tempo, con alberi, fiori e orti dovunque. Saranno senza plastica, senza veleni, senza fretta. Le case saranno di legno, con i camini di pietra dove fa freddo. Verranno costruite dovunque, queste città: vicino ai monti, nelle piane, davanti al mare o ai laghi.

Non ci saranno automobili; solo biciclette, e qualche calesse trainato da un cavallo o due, dove saliranno i bambini. I computer verranno usati in spazi appositi e per poco tempo, perché il tempo, in queste città, verrà vissuto soprattutto all’aria aperta, tra viali, piazze e parchi. E poi, in queste città ci saranno tante sale: sale cinematografiche, di lettura, dove giocare a scacchi, tombola e dama; sale da ballo, dove suonare e ascoltare la musica. E ci saranno ‒ questo è certo ‒ sale per piccoli e grandi: saranno le prime a essere costruite. La spesa si farà con le borse che si usavano una volta; i rasoi avranno le lamette intercambiabili; le penne saranno o stilografiche o matite. Torneremo a scrivere lettere e biglietti. Torneremo, in queste città, a conservare gelosamente lettere e biglietti, come fossero gioielli. E ci saranno, insieme ai falegnami, le botteghe che c’erano una volta: quella dell’arrotino, quella dell’aggiustatore di ombrelli e di orologi.

C’è tanta gente che sta chiedendo di queste città: gente che vorrebbe incontrarsi in piazza, per decidere cosa fare la sera. Studiare. Raccontare storie. Pensare alla città. Accarezzare il proprio cane o gatto. Ascoltare il canto degli uccelli. Guardare le stelle. Nessuno, in queste città, mostrerà i propri muscoli o il proprio sapere agli altri. Si cercherà, in queste città, di discutere e parlare e decidere di argomenti scabrosi magari organizzando una festa. Cercheremo di imparare ‒ e poi lo insegneremo ai nostri bambini – a sorridere a chi non la pensa come noi. E i vecchi saranno i re. Avranno rispetto e compagnia. Così che gli ultimi capitoli lascino un buon ricordo.

E i malati non saranno più chiamati malati: dovranno solo ritrovare l’equilibrio perduto, magari nel silenzio, sicuramente con cibi che cacciano via le malattie e rinvigoriscono. Per vivere, quindi, serviranno le sementi sane di una volta; serviranno tanti orti di frutta e verdura. Saranno città accerchiate dagli orti: si chiameranno Le città di dio, o degli orti, non importa. Saranno i semi le monete di queste città.

4 pensieri su “La grande fuga: il titolo giusto

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