Paese mio che stai sulla collina

Sulla pagina facebook del Comune di Cortona è stata riportata questa fotografia. Ho postato un commento, io. Il copia incolla è sotto la foto.

Dal mio libro, Vicolo del precipizio (Perdisa Pop 2011):

Comunque: dopo i ventiquattro racconti, appena fui proclamato scrittore, per tutta una serie di motivi che nelle pagine a venire spiegherò, presi la decisione, definitiva, di trasferirmi a Torino. E addio Cortona.
Paese mio che stai sulla collina
disteso come un vecchio addormentato
la noia l’abbandono il niente
son la tua malattia
paese mio ti lascio, io vado via.

La cantano in tutta Italia ed è diventata, grazie alla voce di José Feliciano, famosa in tutto il mondo, ma quanti sanno che Franco Migliacci la scrisse pensando a Cortona e a tutti quelli che scappavano via da lei? Solo scappando capii quanto è dura la lontananza dal cie- lo e dalle campane di Cortona, che oggi vive di turismo ma che ha conservato un’anima antica, contadina. Dopo qualche anno di vita torinese – non so dire bene quanti ne siano passati prima d’ammalarmi di nostalgia – cominciarono a mancarmi il bar con gli amici, o la camminata, mangiando le more, dal paese a San Martino (dove d’estate arrivava Teresa, una romana di cui ero innamorato), cominciarono a mancarmi perfino i gatti e i vecchi che rimpiangevano i tempi passati («Quando c’era Mussolini…» o «Quando c’era Berlinguer!») oppure i loro brontolii: «Oggi vanno sui castagni con le motoscale, noialtri si saliva scalzi fino in cima, si facevano quindici, sedici metri, e poi con l’accetta zà, zà, zà, oggi invece voglion tutto comodo», ho sentito dire da uno che avrà avuto un’ottantina d’anni. Mentre raccontava ad altri anziani che annuivano si è interrotto per rispondere con un telefonino di ultima generazione.

PS Vivo a Vercelli ma appena posso e quando posso torno a Cortona, dove ho una piccola casa in via dell’Amorino. E’ da agosto che non le vedo, casa e Cortona. Mi manca la prima notte: aspetto che Cortona dorma e vado sul balcone, a fumare la pipa oppure un mezzo toscano, guardando i tetti.

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