Il titolo sbagliato di un mio libro un po’ complottista

Quello che segue è l’incipit con un breve estratto di un giallo un po’ complottista (un personaggio dice che certe diete son meglio delle medicine e della chemio) ma che è comunque un giallo. Ha una copertina gialla, ci può stare. Quello che è sbagliato è il titolo: “Vegan. Le città di Dio”. Chi ha sbagliato il titolo non è l’editore, ma io. Il titolo giusto sarebbe stato “Le città di Dio”.

L’incipit.

Un giorno mio padre mi disse che la voce di dio si sente solo quando la notte è fonda: è l’acqua del fiume che scorre.

La pioggia e il vento che fanno sbattere le finestre l’hanno svegliata. Sono le tre passate da quattro minuti. Luca si sarà addormentato davanti al computer. Deve svegliarlo, avrà la schiena a pezzi. Lo chiama. Niente.
Il computer è acceso, ma Luca non c’è. E non è in bagno, non è in cucina, né sul balcone a fumare una sigaretta di nascosto (ogni tanto lo fa, come se lei fosse fessa). Purtroppo non può essere nemmeno fuori con Fosca, pensa Andreina, ma è un pensiero da gettare via altrimenti piange, perché Fosca è stata soppressa; inutile quindi andare in balcone a controllare se c’è il guinzaglio. C’è. Quando va a stendere la biancheria non ha il coraggio di guardarlo. Rimarrà lì, crocefisso sul muro. “Il guinzaglio dell’unico cane della mia vita”.


Poi, ecco l’estratto.

Ha preso in affitto un monolocale, nel vecchio borgo dei pescatori. Per la prima volta in vita sua, Anna Antichi – lei che ama gli imprevisti – aveva ipotizzato di trascorrere quaranta giorni fotocopia: sveglia al mattino presto, poi colazione e prima sigaretta in spiaggia, quindi sole, un bagno, e ancora sole; fuga dalla grande invasione, verso le dieci o prima. E passeggiate, letture pomeridiane in appartamento; e dieta a base di tanta frutta e insalate, così da controllare il peso e se possibile perdere qualche etto, almeno.
Invece è ingrassata, abbuffandosi di acciughe fritte, orate, calamari, merluzzo nelle trattorie di Noli e Borgio Verezzi. Pensava di non usare mai l’auto, ma quando ha piovuto o c’era vento è andata a Genova e a Imperia. Si è goduta Varigotti, comunque; è stata alla larga dai quarantenni che l’adocchiavano e ha evitato le sessanta-settantenni con la voglia di socializzare stampata in fronte. E ha scelto uno stabilimento balneare gestito da liguri taciturni, un po’ scontrosi. Si è trovata bene con loro.
È un venerdì di fine luglio. È arrivata da poco, è arrivata dopo aver inseguito un giovane rom che suonava la fisarmonica. Sembrava, ad Anna, che la fisarmonica di quel rom facesse parte del suo corpo, e quando lui ha continuato a suonarla prendendo per mano la figlia che lo seguiva, la sensazione s’è fatta incantesimo. Ha voluto raggiungerlo, dare dieci euro alla bambina, poi salutare ed essere salutata dalla musica.
Oltre a leggere Il diavolo di Pontelungo di Riccardo Bacchelli ha un programma preciso, oggi, un programma che richiede impegno e volontà: una sigaretta ogni due ore, anziché le consuete due all’ora, a volte tre. Stasera si darà un premio in trattoria: insalatona e scorpacciata di gamberoni alla griglia, il pesce che più ama. E un bicchiere di vino rosso, o birra se la sete è tanta.
Per tenere impegnata la bocca, avrebbe dovuto comperare della buona liquirizia di Calabria, quella che le prendeva in farmacia suo papà, quando era piccina. Lo farà domani. È l’una meno un quarto, tutti che mangiano, sotto gli ombrelloni o al bar.
Anna, che ha ancora in mente la musica della fisarmonica rom, sta rispettando il programma. Mangia uva e albicocche, adesso, dopo si concederà un caffè; e alle tredici in punto si concederà la quarta sigaretta.
Chi è il tipo che la sta guardando e si sta dirigendo verso di lei? È a mezzo metro, perché vuole stringerle la mano?

Sul libro:
https://it.wikipedia.org/wiki/Vegan_-_le_citt%C3%A0_di_Dio