Non ho scritto mai romanzi troppo corposi: dalle 200 alle 300mila battute. E non so se questo che sto scrivendo sarà, alla fine, più o meno corposo degli altri.
Ieri sera ero arrivato a 38mila battute, bene mi sono detto alle 3 e mezza di notte mentre mi addormentavo (dormo sempre pochissimo quando scrivo, massimo quattro ore).
Poi stamattina ho riletto e le 38mila battute sono diventate 35mila, poi 36…
Meglio così: ho imparato a tagliare, interi paragrafi, oppure singole frasi.
Il titolo del libro (non credo che cambierò) è La strada dei papaveri.
Il protagonista è uno scrittore che, ogni tanto, dice a se stesso quel che dicono tanti aspiranti scrittori o scrittori: La scrittura è il mio grande amore non corrisposto.
A proposito di orari di scrittura.
Io, scrivendo, ho imparato due cose due.
Nella prima fase, quella di scrittura, quella del manoscritto che poi sarà da rivedere, scrivo a quelli che sono i miei soliti orari, e cioè dall’una di notte in poi. Ho cercato di cambiare, ma niente.
Anni fa sono in ferie nel Salento, sto scrivendo un libro (non ricordo quale).
Al mattino mi alzo presto, quindi la sera sono piuttosto stanco.
Così mi dico: invece di resistere anche grazie a caffè e sigari (oggi pipa) prova a dormire da mezzanotte alle cinque. Ti svegli, ti prepari un caffè doppio, scrivi fino alle 8, anche le 9.
Mi svegliai, bevvi il caffè doppio, non riuscii a scrivere un rigo. Meglio la sera stanco, oramai è così.
Ma poi c’è la fase – delicata – della riscrittura. Quando si riscrive (parlo per me, ovvio) occorre essere riposati, attenti. Per la riscrittura vanno bene tutte le ore del giorno in cui sono riposato. E mi sta bene farlo anche in un ambiente rumoroso, mentre per la prima stesura no: o c’è silenzio, oppure le idee non arrivano.
Insomma, questi sono i miei orari di scrittura: ognuno cerchi i suoi, non ci sono regole.
E’ davvero l’unica regola questa che non ci sono regole (e nemmeno regolarità).