Leggere (e scrivere) di notte

Quando scrive chi scrive?
Certo, fa figo dire “scrivo di notte”. Da scrittore tormentato.
La (mia) storia è un’altra: tutto inizia quando i libri volevo leggerli, da ragazzo, e ne leggevo tanti.
Quando avevo diciott’anni aspettavo la notte anche per leggere. Il motivo era semplice: vivevamo in una casa di 45 metriquadrati, ed eravamo in cinque: i miei genitori, io, mia sorella Silvia (dieci anni di meno) e mio fratello Moreno (che non c’è più e che nacque proprio quando avevo 18 anni).
Leggevo di notte quando tutti dormivano oppure, di giorno, o in una panchina o in qualche bar semideserto.
Stessa cosa lo scrivere, negli anni successivi.
Ma torno alla lettura. Sono affezionato a tanti libri che ho. Mi ricordano momenti della mia vita. Libri di carta.
C’è il salone del libro a Torino, in questi giorni, non so se andrò. L’ultima volta andai per fare un firmacopie da scrittore nello stand di Golem, la penultima, era il 2019, per presentare La donna di Picche, su invito dell’editore Fanucci.
Vai al salone, incontri gente… ma il libro resta qualcosa di intimo, di personale: leggere in cucina alle tre di notte col gatto che ti guarda e tu che sei immerso nella lettura che ti fa dimenticare le cose che non vanno.
Non credo che andrò al salone, quest’anno. Ho dei libri da leggere: di notte.

(In realtà dovrei vedere una persona: un agente letterario. Gli chiederò di sentirci in un altro momento…)

Poi.
Nell’ultimo libro che ho scritto il protagonista è uno scrittore fallito che scrive di notte. Lo fa perché ama il silenzio e poi ha un rito: verso le tre, quando sente il sibilo del treno, va a farsi una caffettiera da tre per restare sveglio ancora un po’. Per anni, quel rito era il mio rito).

Ancora sul Salone.
Nel 2007 (forse, non ricordo mai le date) ci passai tre giorni, dal venerdì al sabato. Fernandel aveva appena pubblicato Lo scommettitore, Mursia pochi mesi prima aveva pubblicato Dicono di Clelia. Non mi capiterà mai più, dissi a me stesso, di avere al Salone due miei libri.
E’ ri-capitato, invece. Ma due libri al Salone sono granellini di sabbia tra migliaia di altri granellini….

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