Due retroscena.
Mi pare fosse il 2006. Allora. A luglio un mio libro, Lo scommettitore, Fernandel, è il libro del mese di Fahrenheit. A gennaio (gennaio?) del 2007 si può votare anche per il libro dell’anno. Ci sono di nuovo, son piazzato bene, mi dicono. Succede un disguido: la mia casa editrice, Fernandel, si dimentica di avvisarmi (credo) che devo andare a Roma, per la trasmissione finale. Mi chiamano da Fahrenheit, il giorno prima (e Sinibaldi mi fa anche una veloce intervista sui libri per ragazzi che ho letto), ma io rispondo che non ce la faccio, insomma: a Roma non ci sarò.
Vince Saviano, con Gomorra, io, non essendo presente, non vengo nemmeno citato. Ascolto la radio, compro Gonorra, mando una mail a Fahrenheit: dove mi complimebnto col vincitore: appunto perché, ascoltando la radio, Gomorra mi sembra un libro rivoluzionario.
Penso sia un buon libro: ma rivoluzionario no.
Poi. Conosco Marco Travaglio dal 1984, mi pare. Per due anni abbiamo seguito i corsi di Storia delle dotrine politiche con Corrado Vivanti, facoltà di Lettere, Torino.
Poi incontro di nuovo Travaglio negli anni Novanta, viene a Vercelli come inviato del Giornal di Indro Montanelli; con lui c’è un altro bravio giornalista, Massimo Novelli, di Repubblica.
Negli anni successivi mi succede spesso di sentirmi con Travaglio. Succede che siamo anche collaboratori per la stessa testata, L’indipendente diretto da(l compianto) Daniele Vimercati.
L’ultima volta che ho sentito Travaglio al telefono è stato tre anni fa, quando lo intervistai per Stilos. Poi qualche mail.
L’anno passato è venuto a Vercelli, Marco Travaglio.
C’era un grande clima di attesa: Marco Travaglio era diventato il Marco Travaglio che si vede in tivù.
Caro Marco, gli scrissi, mi spiace ma non vengo; per me non sei una star televisiva (mi rispose: garbato come sempre).
Dopo la premessa vengo a Gian Paolo Serino. Oggi è on line una sua intervista che in gran parte condivido.
Serve a niente applaudire o Saviano o Travaglio e poi far niente.
Non dico che tutti coloro che applaudono poi fanno niente. Dico che oggi vedo tanta indignazione: che si limita a un click sulla rete.
E dico che quelli che si espongono, ma per davvero, sono davvero pochi.
Ieri Gaetano Vergara (Aitan) ha scritto su Face:
Felice il paese che non ha bisogno di eroi né di santini!
Condivido.
E vi invito a leggere questa intervista a Serino.
Buona giornata