Venerdì, due giorni fa. Arrivo al giornale ed è una bella giornata. Anche la sede del giornale è bella, spaziosa, su tre piani, un bel cortile, qualche pianticella ai bord degli otto posti auto, qualche fiore, e c’è un po’ di spazio anche per biciclette.
Che il cortile sia un buon posto lo testimona la presenza quasi costante di una gatta, tograta, sul rossiccio, di un altro cortile; è quasi sempre da noi, anche perché da noi trova sempre, in un angolo del cortile – bontà della segretaria – croccantini e acqua.
Venerdì, due giorni fa: arrivo al giornale, la giornata è bella, son come al solito in ritardo: anche se arrivo in anticipo ho sempre e comunque la sensazione d’essere in ritardo. Telefonate, mail da smistare, gente che deve parlarmi, l’ora della riunione di redazione che s’avvicina, sempre più. Quando venerdì arrivo però, invece di entrare, nonostante la voglia del terzo caffè della giornata, mi fermo: in cortile c’è una giovane madre, avrà trent’anni. Con lei due bimbi, non faccio in tempo a vedere se son maschi o femmine. Uno è sul passeggino, l’altro cammina. E la giovane madre, al bimbo che cammina, sta mostrando una pagina del mio giornale, quella dei morti o delle ricorrenze.
Un anno fa è venuto a mancare.
Due anni fa.
Tre anni fa.
Al bimbo che cammina la giovane madre dice, ma sorridendo: guarda papà, lo vedi?
La giornate è bella, di sole.
E buona domenica