Un mattino presto di nebbia di alcuni mesi fa son salito su un treno, poi, arrivato a una stazione, son salito su un taxi, poi, dopo due ore, son risalito prima sul taxi e poi sul treno e la sera son rincasato. Dovevo fare quel viaggio, dovevo respirare quelle due ore, che alla fin fine si son tradotte e ristrette in pochi minuti.
Ciao come stai?
Bene, tu?
Me li porto dentro, ora, quei cinque minuti.
E’ che dovremmo pensare più spesso che, camminando impettiti, abbiamo comunque un contatore invisibile: meno 32mila e 56, meno due: due giorni.
Meno insomma.
Se camminando, almeno qualche volta, pensi al contatore poi fai cose, cose che contano.