Il contatore

Un mattino presto di nebbia di alcuni mesi fa son salito su un treno, poi, arrivato a una stazione, son salito su un taxi, poi, dopo due ore, son risalito prima sul taxi e poi sul treno e la sera son rincasato. Dovevo fare quel viaggio, dovevo respirare quelle due ore, che alla fin fine si son tradotte e ristrette in pochi minuti.
Ciao come stai?
Bene, tu?
Me li porto dentro, ora, quei cinque minuti.

E’ che dovremmo pensare più spesso che, camminando impettiti, abbiamo comunque un contatore invisibile: meno 32mila e 56, meno due: due giorni.
Meno insomma.
Se camminando, almeno qualche volta, pensi al contatore poi fai cose, cose che contano.

son cinco minutos la vida es eterna en cinco minutos

8 pensieri su “Il contatore

  1. Ciao Remo…
    La vita ti ha fatto un bellissimo dono ultimamente (baci a Francesca e al cucciolo, oltre che augurissimi al neo papà) e quindi credo che adesso tu dia un maggiore senso al tuo tempo.
    E fai bene.
    Ogni attimo che vivi consapevolmente è un regalo al tuo bambino.
    :-)
    ML

  2. puoi anche fare cose che non contano affatto, Remo
    per esempio piegare i vestiti, lavare le scale, pensare alla cena
    ma sapere che il conto alla rovescia non si ferma le rende più gustose, intense.

  3. Suena la sirena…
    Quella frase di Te recuerdo Amanda è una delle più belle che io ricordi di aver ascoltato in una canzone.

  4. che uno muoia a 20 o a 100 anni, la vita è sempre un discorso interrotto.
    e ci saranno sempre cose che avremmo voluto fare e non avremo fatto.
    ma sapere comunque che una clessidra c’è serve: a non morire prima.
    passare il proprio tempo a guardare il cielo o la strada per esempio significa vivere.
    passare il proprio tempo inseguendo successo, soldi oppure odiando, invidiando, sparlando significa sprecarlo il tempo, significa morire prima, insomma.
    il pensiero della morte comunque ci insegna a vivere; e forse forse anche ad aver meno paura di lei.
    ciao morena
    ciao ginni
    ciao sonia

  5. Mi piace, (forse mi illudo certo), pensare che si possano fare le cose che contano senza neccessariamente pensare ad una clessidra in movimento.
    non è il tempo che passa che ti spinge a fare una cosa, la fai perché conta. appunto.
    la questione è che siamo noi a decidere cosa possiamo rimandare e cosa no. certo, ci sono impegni di lavoro e scadenze da rispettare, ma alle volte sembra ci si crogioli un po’ nel vittimismo del “non ho proprio tempo”. pare che se ci fermiamo noi si blocchino in contemporanea tutte le leggi della fisica.
    siamo noi a dettare le priorità della nostra vita.
    noi viviamo nella convinzione che sia sempre l esterno a limitarci e invece siamo sempre e solo noi i primi a limitare noi stessi.
    e il tempo il più delle volte non c entra nulla.
    (sempre secondo me eh)

    e buon fine settimana.

  6. un giorno, dopo esserci sentite diverse volte, riuscimmo finalmente a metterci d’accordo: oggi alle diciotto, appena esco dal lavoro.
    mi volle un’ora per arrivare nel bar vicino al luogo dove lavorava la mia amica.
    mentre gustavamo la cioccolata in tazza, lei disse: certo, sei venuta da casa apposta…
    naturale. e come potevamo vederci, altrimenti? se si continua a rimandare, dicendo “un giorno dobbiamo vederci”, poi non ci si vede mai, risposi io.
    al momento dei saluti suonò il telefono. il suo. era il marito che comunicava un malore di suo padre che pochi giorni dopo morì.
    anche se dopo ci siamo viste tante volte, quel momento era solo di quel giorno lì. solo in quel pomeriggio aveva quel sorriso.
    dopo ha sorriso, certo, ma non era più lo stesso. ogni momento è irripetibile.

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