Giuseppe Iannozzi ha sempre recensito positivamente i mie libri. Vicolo del precipizio, però, non gli è piaciuto.
Ci sta, ci mancherebbe.
Per lui manca l’affondo contro l’editoria. Per me c’è, in secondo piano. UN po’ come La donna che parlava con i morti: ha dato il titolo al libro, ma stava sullo sfondo.
Per me il punto di partenza di Vicolo del precipizio è il quaderno di mia madre.
E comunque. Ben venga anche il giudizio negativo di Giuseppe Iannozzi
Oggi sono un autore poco conosciuto. Quando ero molto sconosciuto ebbi comunque alcuni recensori come Stefania Mola, Isabella Moroni, altri. E Iannozzi.
Questo è quanto ha scritto.
http://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2012/03/11/remo-bassini-ghostwriter-a-precipizio-recensione-di-iannozzi-giuseppe-aka-king-lear/
(Il quaderno di mia madre è un post che si trova nella sezione ricordi di questo blog)
Una recensione è una recensione. Punto.
Esiste il diritto del critico come quello del lettore.
Io credo che i libri seguano percorsi indefinibili e strani… e che esista un destino segreto di ogni libro.
Una recensione può aiutare la diffusione di un testo o stroncarlo, ma se c’è una forza nascosta in quel libro, questo troverà il percorso per arrivare al cuore di chi forse non sapeva di volerlo o doverlo leggere.
Io l’affondo contro l’editoria l’ho trovato, sia pure di sbieco, e nemmeno tanto implicito, e nemmeno strumentale (per parlar d’altro).
Ciao Remo.
Seguendo il tuo link, l’ho letta ma non mi sembrava tale da essere presa in considerazione. Breve, un po’ slogan, un po’ luoghi comuni e cose risapute…
Mi sa che te la sei presa un po’, caro Remo. Ma non è che il tuo romanzo non mi sia piaciuto. Mi è invece piaciuto, ma in una misura minore rispetto ad altri tuoi lavori, che ho trovato più forti e coraggiosi. Non è una stroncatura. E in tutta onestà mi è spiaciuto non poterne dire meglio, portandoti alle stelle. Sei una persona che ammiro e rispetto, ma, secondo il mio metro critico, la denuncia che porti contro il mondo editoriale (tutto) è molto in sordina, serve da scusa per parlare di altro. Ed è questo che mi è dispiaciuto. E’ un romanzo al di sotto di quelle che sono le tue vere potenzialità e capacità, solo questo. Ciò non toglie che la mia stima e la mia amicizia rimangono nei tuoi confronti immutate; e aspetto di leggerti ancora, sicuro che il prossimo romanzo sarà un bel colpo allo stomaco.
E non fare il modesto: non è vero che sei poco conosciuto. Ce ne fossero di scrittori come te che sanno scrivere.
beppe
Fammi dire la prima cosa che mi è venuta in mente:io non mi preoccuperei molto del giudizio di uno che scrive “scevri d’un qualsivoglia talento critico e artistico”.
Potrei anche dire che se uno si propone di scrivere un libro-denuncia contro l’editoria – a parte che forse non scrive un romanzo ma un saggio – e poi la denuncia non c’è, possiamo dire che ha scritto un romanzo “monco”. Io sono molto contenta che tu abbia scritto un romanzo e non una didascalia. per quello che può valere il mio pensiero…
Abbraccio.
(Quanto sopra, giusto per iniziare la fila dei tuoi non pochi estimatori che tu hai (il tuo romanzo ha) accontentato.)