Questi due anni ci hanno cambiato. Forse dieci anni fa, forse meno, in un’intervista dichiarai che per me scrivere era come respirare. Volevo dire questo: scrivere è più importante di tutto, scrivere e basta, a prescindere da libri e altro. Mi sentivo fortunato: anche le giornate più nere si sarebbero concluse scrivendo, oppure provandoci. Nel silenzio, di sera tardi. Ora la sento così lontana, quella frase. C’è un’altra frase che ricordo. Ma in che mondo vivrai?, dicevo a mio figlio quando era piccino. Quella frase, invece, oggi mi fa paura. Più di allora.
Già, la paura. Sempre a mio figlio dicevo: Guarda che la paura è la peggior malattia.
Chi non ne ha, oggi?