Oggi e domani a Torino si festeggia San Giovanni, patrono della città Il mio giallo “La notte del santo” (Fanucci editore) è appunto ambientato a Torino e il Santo è lui, San Giovanni Battista.
(Torino, dopo Vercelli, è la città del Piemonte che conosco meglio. È anche un libro-omaggio a questa città che ho “respirato” per anni, ai tempi dell’università e dove, ogni tanto, torno).

Un estratto.
Tutto iniziò la notte di san Giovanni Battista, patrono di Torino, tra il 23 e il 24 giugno.
Dopo la sfilata storica, la giornata si era conclusa con l’accensione, in piazza Castello, di una catasta di legna, con in cima il Toro, simbolo della città. Il grande falò, o Farò, si era spento nella direzione di Porta Nuova. Un buon auspicio per i successivi dodici mesi, secondo la tradizione. Ma quando la città si assopì, successe questo.
Alle quattro di notte, davanti a una palazzina di tre piani in corso Giulio Cesare e non lontano dal bowling De Agostini, una pattuglia della polizia stradale vide passeggiare una vecchia conoscenza: Augusto Labrocca, che gli agenti conoscevano come Augusto il cieco.
L’uomo, un barbone sulla settantina, non vedente ma sveglio e svelto di lingua, fu notato dai due poliziotti che pensarono di fermarsi, offrirgli una sigaretta, scambiare due chiacchiere. Non potevano certo immaginare che Augusto il cieco li stesse aspettando.
O meglio: non si aspettava che arrivassero così presto. Per questo rise, quando i poliziotti lo salutarono. Cieco, che cazzo hai da ridere?»
Rispose: «Dire alla polizia di avvisare la polizia fa ridere, no?»
«Ma sei sbronzo o che? Dì un po’, Augusto: quella bottiglia te la sei scolata adesso?»
No, la bottiglia ai suoi piedi aveva ancora il tappo. Non era ubriaco. Fece comunque fatica a convincere i poliziotti che, alle sue spalle, al primo piano, c’erano i corpi di due giovani, morti sgozzati.
«Non dovete nemmeno sfondare la porta, hanno lasciato aperto per voi.»