Babbo, “guadda” l’acqua

Il libro La suora l’ho dedicato a mio figlio.
Ho scritto: A Cico, che mi ha insegnato ad ascoltare l’acqua.

Anni prima, successe questo. Mia madre si ruppe il femore e quindi non poteva guardare il bimbo mentre io ero al giornale. Presi delle ore di ferie (ferie si fa per dire) e il mattino, dalle 9 alle 11, portavo Cico ai giardini pubblici. Poi, alle 11, l’avrei consegnato alla baby sitter. Avrà avuto due, tre anni.
Un mattino ero con lui, ma benché fossi in ferie lavoravo, perché il mio cellulare squillava incessantemente. Telefonate, perlopiù, dei miei giornalisti (dirigevo La Sesia, allora). In genere erano grane.
Insomma ero con lui ma… non c’ero.
Un mattino, mentre sono al telefono che parlo, sento la sua voce che dice qualcosa. Non gli bado. Sento vagamente che dice “babbo, babbo…” Mentre parlo, però, vedo che mi sta indicando la fontana (che ora non c’è più).
Finita la telefonata lo ascolto. Mi guarda serio e dice: “Babbo, babbo, guadda l’acqua”.
Aveva ragione lui. Per esserci dovevo guardare (e quindi ascoltare) l’acqua.